– Di Marco Beltramelli –
I miei migliori complimenti è lo pseudonimo dietro al quale si nasconde Walter Ferrari, operatore della moda col sogno della musica. Questa sera salirà sul prestigioso palco del Magnolia, nel frattempo, lo abbiamo incontrato per discutere di disavventure amorose, di fantacalcio e progetti futuri.
Perché hai scelto questo nome così particolare?
Finisce sempre che racconto una storia diversa ad ogni intervista, ma in sostanza, mi serviva un nome d’impatto, facile da ricordare, ecco perché il mio pensiero si è subito rivolto ad una frase fatta. All’inizio, in realtà, è stato quasi controproducente, creava confusione nelle persone: I miei migliori auguri, Le mie migliori congratulazioni. All’epoca andavano di moda i nomi lunghi, nomi che hanno influenzato il mio immaginario, roba tipo “Le luci della centrale elettrica”, “Management del dolore post operatorio”. Un nome del genere creava quell’idea di coolness, di ricercatezza. Ma questi titoli hanno un impatto forte, una riconoscibilità propria solo una volta che si è diventati famosi, per gli sfigati come il sottoscritto, probabilmente, serve un po’ più di tempo per sedimentarli nella testa della gente. Se dovessi dare un consiglio ai giovani d’oggi, di sicuro, gli direi di scegliere un nome breve. “I miei migliori complimenti” è stato scelto per caso nel corso di una serata tra amici in cui avevamo sbevazzato un po’, non c’è una vera storia.
Ormai sei uscito da Costello’s da un po’ di tempo. Perché hai deciso di lanciare la tua “label”?
Il lavoro di Costello’s è stato ottimo, con loro sono rimasto in buoni rapporti, semplicemente, sentivo l’esigenza di seguire personalmente il mio percorso. Da quando ho fondato Digitale 2000 con Filippo le cose stanno andando benissimo. Sono felice, abbiamo organizzato il nostro primo vero tour, il progetto sta cominciando ad essere recepito ma, dall’interno, è un po’ come crescere fisicamente, non te ne rendi conto realmente. Insomma, in autonomia è tutto meno pesante. Abbiamo anche lanciato i nostri primi artisti.
Quindi t’immagini un futuro da produttore, Digitale 2000 è a tutti gli effetti un’etichetta? Con quali artisti stai lavorando?
Gli artisti che stiamo lanciando, oltre a I miei migliori complimenti, sono Testacoda, un ragazzo di Brescia che ha appena fatto uscire un EP, e Rokas che ha debuttato col suo primo album a novembre. A breve annunceremo un nuovo artista, a mio avviso sono tutti progetti molto validi.
Producer non penso sia il termine che mi si addice, non vorrei limitarmi alla musica, preferirei definirmi un “creative”, seguire i progetti che mi piacciono. Ci occupiamo di management e produzione in diversi ambiti, ad esempio, non credo abbandonerò mai la moda. Un’idea che mi è balzata alla testa è quella di eliminare il merch dei IMMC e provare ad arrivare alla gente con un brand che non si accostabile al mio nome. Ecco, Digitale 2000 è sicuramente un’etichetta, ma spero sia anche qualcosa di più.
“Le cose cambieranno” è il tuo secondo EP sotto questo nome, se non sbaglio, avevi in testa una trilogia. Non hai mai pensato di imbastire un vero e proprio album?
L’idea di base è sempre una trilogia, gran parte delle canzoni uscite fino ad ora sono componimenti scritti in passato, ideati in quest’ottica. Sono capitoli della mia vita, “Le cose cambieranno” è il capitolo del disorientamento, forse ritroverò la bussola nel prossimo EP che è già in fase di ultimazione. Nel frattempo sto scrivendo l’album, avevo finito le canzoni e, oltretutto, pensavo fosse finalmente maturato il momento per compiere questo passo. Ma dovevo chiudere un percorso già iniziato, l’album sarà a tutti gli effetti un nuovo romanzo.
L’unica costante che sembra permanere dietro ogni tua canzone è Milano?
I miei migliori complimenti nasce come progetto milanese. Forse non sarebbe proprio nato in un altro posto. Le mie canzoni narrano storie che si sono svolte in questa città e s’incrociano in un racconto che continua da quattro anni a questa parte. Milano rimane una città fantastica, la migliore in Italia per la moda, per produrre musica, per essere creativo, a prescindere dall’ambito. Ma, fisiologicamente, lo stupore, l’entusiasmo generatosi appena arrivato negli anni è andato sopendosi. Ho anche iniziato a girare un po’ di più grazie alla musica, ho finito di studiare e iniziato a lavorare. Nel prossimo EP, te lo posso assicurare, la città sarà molto meno presente. Nel prossimo EP ci leviamo dal cazzo la nebbia.
Pur essendo molto attivo, specialmente sulla scena milanese, nei tuoi EP non compare nessun
Ho molti amici nella scena ma avrebbe senso fare una canzone con i Belize? Loro sono fichi perché sono quella cosa lì, veramente indipendente, “alternative music italiana”, roba colta. Non centriamo niente. Io ho cantato con Rokas, con Saffelli ma, fondamentalmente, faccio pop. Pop che poi hanno incluso nel grande calderone dell’indie perché suona male. Nel prossimo disco avremo sicuramente dei nuovi producer. Un feat però te lo posso già annunciare, è una persona con cui ho trovato un grande affinità artistica oltre che emotiva, Paletti.
Infatti, come definiresti la tua musica? Con tutte le differenze del caso, a mio avviso continui un solco tracciato da i primi lavori de I Cani. Le tue canzoni sono un mix di reminescenze elettroniche, attitudine DIY, suoni appositamente sporchi, velleità vagamente cantautoriali. Forse non sei proprio classificabile sotto nessuna etichetta?
Io lo prendo come un complimento anche se questo mio non essere catalogabile è allo stesso tempo la mia fortuna e il mio cruccio. Faccio pop al di fuori dei canali mainstream, come molti altri interpreti pop, vengo di conseguenza accostato all’indie, forse potremmo anche utilizzare l’ormai abusata definizione di Itpop entro la quale vengono catalogati un po’ troppi artisti.
Comunque hai perfettamente colto nel segno, Contessa credo sia la mia più grande ispirazione artistica. Pur cambiando l’epoca ed il contesto, credo di avere molte cose in comune con lui. Sia chiaro, non sto nemmeno provando a paragonare il suo talento al mio. Non mi sto riferendo all’ultimo Contessa, molto più concettuale, ma al primo. Ho cominciato a fare musica proprio negli anni d’esordio de I Cani, l’influenza è stata inevitabile. Ad essere sincero mi sento molto simile anche al primo Gazzelle, quello più elettronico. Ti rivelo un segreto, l’avevo inquadrato come mio possibile competitor. Fa ridere, lui adesso riempie il Forum d’Assago.
Chi sono Mathilde e Futura?
Sono le mie ipotetiche figlie, le protagoniste del singolo che uscirà a metà marzo e anche di un libro.
Qualche mese fa mi avevi già accennato qualcosa a riguardo?
E dopo alcuni ritardi finalmente sta prendendo vita. Sarà un libro illustrato, un libro per bambini ma soprattutto per i genitori. Ho realizzato qualche disegno, qualche bozza, ma principalmente ho ideato il progetto relegando poi il compito a vari creativi. Uscirà con edizioni Digitale 2000, adesso facciamo anche i libri, siamo una minuscola Feltrinelli.
E la decisione di “dedicare” una canzone proprio al Fantacalcio?
Farà ridere ma ha un’ispirazione quasi leopardiana. Stavo pensando agli sbatti che bisogna affrontare anche di sabato. Per schierare la propria squadra bisogna studiare i giocatori ed inviare la formazione prima di una determinata ora. Poco importa se al venerdì sera ti sei ubriacato e ti svegli tardi. Ma io non giocavo più al fantacalcio da anni, poi mio fratello mi ha mandato una nota vocale con la sua formazione e alla fine l’ho inserita nella canzone.
Cosa hai ascoltato ultimamente che ti ha influenzato?
Octavian è un rapper francese spostato in Inghilterra, fa una specie di grime melodico fichissimo. Rosalia, cantante pop spagnola super cool, mi è piaciuto tanto l’album 6ix9ine e, nell’ambito trap, il mio disco preferito è quello di 21 Savage. Fra gli italiani, uno degli artisti che ascolto di più è sicuramente Maiole.