È uscito mercoledì 6 aprile 2022 “Simbolo“, il nuovo singolo dei Dejawood, fuori su tutte le piattaforme digitali per Pioggia Rossa Dischi. Un nuovo capitolo che segue il precedente dal titolo “Uroboro” per la band di stanza a Roma che anticipa un atteso album in uscita prossimamente. “Simbolo“ è la traccia più intima e melodica dell’album e ha a che fare con il percorso di crescita personale e con le sue relative difficoltà. Arriva dopo un momento di blocco esistenziale, turbamenti generati dai rapporti amicali, dalle relazioni amorose e molto altro. Tutto questo si riflette nel modo in cui ci si percepisce. Nel brano, il groove congolese fa da collante per tutta la sessione ritmica del pezzo dall’inizio alla fine, con chitarre e piani che si intrecciano e si inseguono l’un l’altro. Ha un mood a tratti lo-fi e a tratti trap.
Abbiamo deciso di sentirli a riguardo!
Qual è il Simbolo di cui parlate nel vostro nuovo singolo?
Il Simbolo è quello di pace. Non in senso stretto il simbolo grafico della pace, quanto più quello della speranza e dell’appiglio a qualcosa che possa fare bene. Per noi il simbolo di pace sta nella musica e nell’esprimere le nostre emozioni ed esperienze attraverso la condivisione della musica.
“Uroboro” e “Simbolo” sono in qualche modo connessi?
Potrebbero avere delle connessioni dato il periodo storico. Ma sono due aspetti opposti della stessa medaglia: nel primo c’è la razionalità che guida il ragionamento, nel secondo al contrario l’emozione la fa da padrone lasciando sviscerare libera la pancia.
Leggiamo che “Simbolo” arriva dopo un momento di crisi esistenziale. Avete voglia di parlarci di quel periodo complicato?
Sai ci sono tante crisi esistenziali nel percorso di qualunque individuo. In “Simbolo” il testo è individuale e parla di momenti nei quali si perde la rotta, l’obbiettivo e la speranza in qualcosa di positivo. Non si vede altro che buio in quei momenti e non si hanno davvero energie. Ci si rifugia come si può in qualcosa di appagante. Le droghe, l’alcol. Le relazioni poi giocano un ruolo fondamentale e questo è un altro simbolo di pace che può fare bene.
Nei vostri brani sono molto presenti influenze anche africane. Da dove provengono e da dove attingete a questo immenso repertorio?
Ci sono sempre piaciute le musiche dal mondo, ascoltiamo molto le scene musicali estere ed “esotiche”. Abbiamo avuto la fortuna di viaggiare molto e abbiamo assimilato l’amore che hanno diversi popoli verso la musica. Sicuramente questo ci ha formato da questo punto di vista.
Avete voglia di raccontarci qualcosa riguardo il vostro disco in uscita?
Sarà un disco che lega ogni brano al suo interno. Passa da atmosfere distese, rilassate e riflessive a momenti più allegri. Tocchiamo vari generi come il crossover, il reggae, l’elettronica e il lo-fi.