– di Giacomo Daneluzzo –
“Eccomi, sono arrivato al termine anche questa volta, sono alla fine, sto per toccare il fondo / Sento che dall’altra parte già si strappa la mia tela un’altra volta, per l’ennesima volta“. Così suona l’apertura del “ritorno”, vero o presunto, di Niccolò Contessa, alias I Cani, la one man band che ha dato il via a quella scena musicale che oggi chiamiamo indie o itpop. Il brano è stato caricato a sorpresa sulla piattaforma SoundCloud proprio come i primissimi brani de I Cani (I pariolini di 18 anni e Wes Anderson), usciti dieci anni e qualche mese fa. Il titolo della canzone è accompagnata da un “(demo)” tra parentesi, il che fa pensare che non sia una traccia nuova ma un brano scartato tempo addietro, forse proprio ai tempi de Il sorprendente album d’esordio de I Cani, pubblicato nel 2011, ma queste sono solo supposizioni: non è comunque da escludere che Contessa stia cercando di confondere le acque e di fornire meno indicazioni possibile riguardo al suo tanto atteso ritorno.
Sì, perché ciò che tutti ci stiamo chiedendo, in queste ore, è questo: Niccolò Contessa è tornato? Tornerà? Uscirà mai un quarto album? Sono passati quasi cinque anni dall’uscita di Aurora, il suo ultimo album risalente a gennaio 2016, di un raffinato pop cantautorale e molto diverso rispetto ai due precedenti, e fino ad ora Contessa si è dedicato più che altro alla produzione per album come Faccio un casino (2017) e È sempre bello (2019) di Coez, Merce Funebre (2020) di Tutti Fenomeni, Fantasia (2020) dei Testaintasca e per il singolo Bambi di Esseho, oltre che alla realizzazione di due colonne sonore cinematografiche per i film Troppa grazia (2018) e I predatori (2020).
Ovviamente non possiamo pensare di avere alcuna certezza – anche se facendo una ricerca nell’archivio online della SIAE possiamo vedere diverse decine di titoli depositati a nome di Niccolò Contessa e mai pubblicati. Però possiamo senz’altro chiederci una cosa: abbiamo davvero bisogno di un ritorno de I Cani? Voglio dire, io sono un grande fan del lavoro di Contessa, ho amato i suoi tre album, ne riconosco l’influenza enorme sull’attuale panorama musicale, opinione ampiamente diffusa, e non nego che sarei al settimo cielo se questo accadesse. Ma forse questo brano tetro e malinconico, forse risalente a dieci anni fa, forse appena scritto e registrato, non vuol dire altro che questo: basta, la storia de I Cani è finita. Ma non dobbiamo disperarci: sopravviverà sempre quella magia, quell’alone di mistero che ha creato così tanto hype attorno al nome di Contessa, resteranno le sue produzioni per altri artisti, ma I Cani, concettualmente, come progetto, potrebbero non tornare mai. E, tutto sommato, va bene così: se I Cani tornassero “nella scena”, pubblicassero nuovi album, facessero interviste, suonassero in tour e riaprissero le pagine social, potrebbe esistere tutta questa mitologia che si è creata attorno a Il sorprendente album d’esordio de I Cani, Glamour e Aurora e al loro autore, che rende l’ascolto di questi brani, ancora oggi, dopo tutti questi anni, qualcosa di comunque speciale, oltre che un modo per scavare nelle radici del pop attuale e di restare incantati da ciò che ne ha decretato l’inizio? La risposta è no, senz’altro tutto questo esiste anche e soprattutto per via dell’assenza costante di Contessa, a cui ormai ci siamo abituati più o meno tutti.
Ma a parte tutte queste considerazioni possiamo sempre goderci uno dei brani più interessanti de I Cani, che su una produzione sognante, onirica, molto originale, che passa dalle campane ai synth, con una ritmica martellante e vagamente alienante, canta della sua “scomparsa” metaforica e di un sogno che sta finendo. Sta a noi stabilire che cosa sia il “sogno” a cui fa riferimento e come interpretare la fine della canzone, in cui in una polifonia quasi psichedelica si alternano e sovrappongono le frasi: “Alla fine del sogno“, “Io sono pronto“, “Io sono morto” e “Io sono nato“. Che dire, forse non sarà il ritorno de I Cani, ma Contessa ha dimostrato di nuovo il suo talento lirico e musicale, regalandoci una piccola perla di lo-fi psichedelico, alimentando comunque, inevitabilmente, in tutti i suoi fan la speranza che questo sia l’inizio di un nuovo percorso.