– di Giuditta Granatelli –
È uscito, il 19 aprile 2021, Storia di un uomo, l’EP d’esordio dei 43.Nove, duo versiliese composto dai giovanissimi Elia Fulceri e Cristiano Giannecchini, che durante il lockdown (quello vero) del 2020, chiusi nelle loro camere e sull’onda dell’esigenza artistica e dell’evasione da una realtà limitatissima, hanno ricominciato a scrivere e suonare, riportando in vita il feeling che esisteva tra i due da un po’ di tempo ma che era stato temporaneamente smarrito tra i vari impegni.
L’idea alla base dell’EP è estremamente promettente. La storia di un uomo, per l’appunto, raccontata però da due ragazzi della mia età. Al di là, dunque, dei giudizi di chi di anni ne ha il doppio, di chi dispensa consigli o di chi la propria vita di adulto fatto e finito insiste per raccontarla o persino imporla come modello esistenziale, senza rendersi conto di essere fuori luogo. Quando ho saputo della nuova uscita mi sono detta: «Finalmente qualcosa di nuovo, che rappresenti la nostra generazione, la nostra situazione».
E qualcosa di nuovo lo è, ma non tanto entusiasmante quanto mi aspettavo. Cantante e strumentista, come si evince da alcune interviste da loro rilasciate, non vogliono essere etichettati, affermano di “fare ciò che fanno”… ma cos’è che fanno di così fuori dagli schemi? I due artisti, a scanso di equivoci, non creano brani sgradevoli né in tutto e per tutto banali, nemmeno a un secondo o a un terzo ascolto. La voce di Cristiano è notevole, così come il destreggiarsi (soprattutto) con le chitarre di Elia, ma né i testi né i brani si presentano come innovativi o eversivi.
Innanzitutto non si avvertono, almeno non nell’immediato, né la storia di un uomo, in teoria motivo centrale dell’EP, né le fasi in cui dovrebbe essere suddivisa, a cui accenna Cristiano stesso durante un’intervista per Radio ISAV. I testi parlano efficacemente di amore, di ricordi, di stralci di vita, ma lo fanno in un modo disordinato. Inoltre, se a volte contengono versi suggestivi, che fanno riflettere («Cercavo immagini nascoste tra le mura di casa / se parlano di te / m’immergo in una brutta giornata» – da “Immagini”), altre si percepiscono come forzatamente d’effetto («Brancolo tra le persone / in mezzo al fango navigo / nel mare acido» – da “INTRO-adolescenza”) e di conseguenza l’intensità espressiva e l’evocatività perde un po’.
C’è poi la questione degli inserti rap, che sicuramente aggiungono qualcosa in più, rendono i brani più interessanti, ma solo da un punto di vista melodico. I testi per lo più sono privi dell’immediatezza di significato caratteristica del genere e riprendono un immaginario che finisce per stancare presto chi ascolta, soprattutto se in cerca dei significati nuovi promessi dall’EP. Due bravi artisti, per concludere, i 43.Nove, a cui non mancano certo progetti e idee nuove, che però sembrano fare molta fatica a sviluppare nel concreto, in questo loro primo tentativo. Tra non molto, però, sono sicura che ci sorprenderanno davvero.