Un titolo forte ed esplicativo ma penso che la sua musica e soprattutto la sua tenuta di scena la dicano lunga. Giovanissimo, genovese e per niente ispirato dalla fortissima tradizione cantautorale della sua città. Probabilmente anche poco segnato dalla scuola classica della sua famiglia, ma questo è un argomento che merita ben altri approfondimenti. Per ora Riccardo Sechi noi lo presentiamo come HORUS BLACK, cantautore che, se non fosse per la sua biografia, ad ascoltarlo lo vedremo bene tra le strade di Memphis e negli scenari noir di Tarantino, a rievocare la grande tradizione rock divenuta pop di quel certo modo di fare musica. Il suo esordio “Simply” è un bellissimo concentrato di cliché e di devozione a quel certo movimento pelvico, complice questa voce davvero affascinante e ricca di tonalità scure, e poi, quel piglio digitale nel costruire una forma canzone che ha davvero forti debiti verso quel passato glorioso, ma che prova e riesce in qualche misura a costruire un immaginario tutto suo, tutto personale, tutto privato di Horus Black. Ascoltare per credere…
Ci sorprende come nella scena indie di oggi dove imperano canzoni d’autore ricche di elettronica e di post-rock industriale, in “Simply” ritroviamo l’America di Elvis dei giorni nostri. Com’è possibile? Ce lo racconti?
Questo è dovuto al fatto che la musica che ascolto è per l’appunto quella dell’America di Elvis e di quei decenni, passando per esempio dai Doors a Sinatra ai Led Zeppelin. A queste sonorità ho cercato di dare qualche spunto più moderno per non renderlo un disco anacronistico.
E di tutta la musica che tra i tuoi amici e nel tuo vissuto arrivava, di tutta la musica pop e indie, cosa ne hai fatto? Non ti ha contaminato neanche un po’?
La musica pop ed indie italiana odierna effettivamente non ha avuto grandi influenze su di me. Anche in questo caso prediligo il repertorio anni ’60 e ’70 con De André, Nino Ferrer, Battisti, eccetera.
Scusa se continuo sul tema: ma hai mai pensato di scrivere qualcosa in quello stile?
Pensato sì, ma per il momento non concretizzato!
Dunque parliamo di America. A parte la tua musica, la tua vita nel privato quanto attinge da quello scenario?
Sono stato in America quattro volte ed a Gennaio ci andrò una quinta. Devo ammettere che mi piace molto, soprattutto, probabilmente a contrario della maggior parte degli italiani, apprezzo la tendenza ad esagerare e fare tutto in grande, stile Las Vegas ecco!
E questo disco è mai sbarcato dal vivo in America? Oppure è in programma di farlo?
Per ora purtroppo no, ma sicuramente cercherò di farlo, anche perché questo stile di musica è più apprezzato lì ed in generale nei paesi anglofoni.
Prossimo video?
Il prossimo video è ancora un’incognita. Da circa un mese è uscito quello di “Lonely melody” che sta andando molto bene.