Dopo il ritorno a gennaio con il brano Saints, dopo più di tre anni di assenza, è disponibile da venerdì 7 marzo 2025 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Hesanobody, dal titolo Hanami (in distribuzione Believe Music Italy). Nata durante il picco pandemico e portata a termine solo due anni dopo, Hanami è una ballata elettro-acustica dalle venature gospel che affronta la caducità delle cose belle. Protagonisti sono la voce ed il coro, i cui intrecci danno forma ad un’atmosfera sospesa tra contemplazione e rassegnazione.
Hesanobody è l’alter ego musicale di Gaetano Dino Chirico, che da anni si muove nella scena underground, trascendendo i canoni imposti dall’indie italiano e dagli algoritmi e i tempi dettati dai social network, vantando collaborazioni anche con nomi del calibro di PLASTICA, Fugazza, Suorcristona (produttori per Mahmood, GINEVRA, NAVA, Noemi) e Federico Ferrandina (compositore di colonne sonore, accreditato in ‘Dallas Buyers Club’ e altri show tv di enorme successo quali ‘The Big Bang Theory’ e ‘The Night Of’).
Noi lo avevamo già intervistato nel 2021, ma ci siamo lasciati conquistare da questa sua nuova uscita, con un titolo che, ci spiegherà, ha un significato estremamente specifico, primo indizio di primavera.
Ti avevamo già incontrato in quello che sembra un lontanissimo 2021. Come mai hai avuto la necessità di allontanarti dalla scena musicale per così tanto tempo? Come ti sei mosso, musicalmente parlando, in quel periodo?
Felice di ritrovarvi! In realtà non è stata una scelta pianificata. Ho assecondato giorno per giorno quello che mi andava di fare, raccogliendo idee, lavorando a progetti diversi dal mio, facendo esperienza in ambiti musicali abbastanza distanti da quelli che ho sempre frequentato. Insomma, credo che il tempo abbia semplicemente fatto il suo corso, senza pressioni e strutture.
Hanami è il tuo nuovo singolo, che è arrivato subito dopo Saints. A quando risalgono questi due pezzi? E che cosa hanno in comune questi brani?
Sono due canzoni concepite e sviluppate nel periodo della pandemia, a cavallo tra il 2020 e il 2022. Figlie di quel frullatore di avvenimenti, confusione e consapevolezze che hanno travolto un po’ chiunque, nelle quali ho riversato sogni, incubi, distacchi voluti, distacchi dovuti e desiderio di pace e compimento.
Che cosa significa il termine “hanami” e perchè ti ha affascinato?
Vuol dire “guardare i fiori” in giapponese ed è il termine con cui si indica l’usanza di ammirare la fioritura dei ciliegi in primavera. Ci sono molti ciliegi qui dove abito a Milano e ho la fortuna di averne diversi anche nel cortile condominiale. Credo però di non averci mai prestato troppa attenzione prima della fase iniziale della pandemia, quando ammirarli era una delle poche attività praticabili fuori casa. Ho prestato molta attenzione al loro ciclo vitale, alla bellezza di quei fiori caduti in un batter d’occhio, così belli da volerli sfiorare con le dita, che però li avrebbe condannati ad una fine ancor più prematura. Mi sono chiesto come la primavera, la stagione della rinascita per eccellenza, potesse sradicarli dopo così poco tempo e non ho ancora trovato una risposta che mi convinca davvero a pieno.
Sei attivo da davvero tanti anni. Il tuo modo di fare musica è mai cambiato? Da cosa parte tutto? E che cosa ti ha influenzato a cambiare “metodo”?
Assolutamente sì. L’origine del processo è probabilmente l’unica costante, la voglia di creare qualcosa che possa farmi compagnia. Il metodo si è evoluto naturalmente, di pari passo con l’esperienza e la curiosità di imparare e provare a fare cose diverse.
E la pandemia in particolare che ruolo ha avuto?
Come accennavo prima, è stato un momento molto riflessivo. Dire qualcosa mi sembrava superfluo. Era come sprecare un’occasione irripetibile per prendersi del tempo e porsi delle domande. Mi ha portato a capire meglio quello che voglio e la gerarchia delle cose.