di Ilaria Pantusa.
Hear my voice EP 1. Quattro brani in un vinile 12” e in digitale, pensati per Francia e Inghilterra, ma cantati in napoletano
“Chist’ammore è carne annura/ è ‘na voce ca te chiamme/ quanne triemme d’a paura”. È questa la voce che Gnut chiede di ascoltare in Hear my voice EP 1 (Beating Drum, 2018), l’ultima fatica del cantautore napoletano, che ci regala quattro brani scritti in napoletano in un unico vinile 12” e in edizione limitata, il tutto prodotto da Piers Faccini, che con la sua etichetta Beating Drum ha deciso di puntare sul meglio del cantautorato italiano attuale, per presentarlo oltre confine, facendo ascoltare queste voci al mercato inglese e a quello francese, attraverso una serie di vinili 12” di cui questa di Gnut è la prima uscita.
Quasi tutti i brani nascono dalla collaborazione di Gnut, al secolo Claudio Domestico, con il poeta e leader dei The Collettivo Alessio Sollo, e sono quattro canzoni d’amore che affrontano il tema declinandolo in alcune delle sue innumerevoli sfumature. In Na jurnata e sole il desiderio di avere accanto la persona amata si unisce a quello di una giornata di sole, che sembra proprio non voler arrivare, mentre Annascuso e Nu peccato vertono su amori “briganti”, da tenere nascosti, perché passioni clandestine, fuochi che sono “ammore mai nato” e che per loro natura presuppongono un “dimane” che “nun tene dimane” (Annascuso), oppure che hanno difficoltà ad esprimersi, “quanne saje ca’ me vuo’ bene/ ma t’adduorme ‘nzieme a n’ato” (Nu peccato).
In chiusura di Hear my voice c’è un vero e proprio gioiellino, L’ammore ‘o vero, frutto della collaborazione di Sollo e Domestico già presente in Capitan Capitone e i fratelli della costa di Daniele Sepe. Qui il pezzo è presentano in un nuovo arrangiamento, più acustico, nel quale il mandolino sostituisce la centralità che nel precedente aveva il sax di Sepe, ma che non perde neanche un grammo della sua bellezza, che risiede nella dolcezza della melodia e nell’innegabile valore lirico del testo, che parla di paure che svaniscono, di primavere lunghe un anno e del non essere più presi per pazzi se solo la persona che si ha di fronte fosse “l’ammore ‘o vero”.
Nel complesso Hear my voice EP 1 ha il pregio di sintetizzare in pochi brani un mondo compositivo di per sé complesso e variegato, che però guadagna uniformità dalla produzione attenta di Piers Faccini e che mostra come la naturale propensione della lingua napoletana a farsi lingua della musica si sposi con la sua anima meticcia e internazionale, il tutto all’interno della felice unione tra la sensibilità compositiva di Gnut con quella lirica di Sollo.