– di Simone Spitoni –
Come descritto dall’autore, questa “Porno” è «quella canzone per gli amanti passeggeri, per quei pianeti che si incrociano, si sfiorano e si baciano ogni 1000 anni. È una lettera in cui l’amore e il sentimento vanno oltre il rapporto fisico e sentimentale. L’egocentrismo e l’avidità vengono messi da parte per dare forma e spazio alla nostalgia e alle sincerità.»
Cosa possiamo chiamare oggi “porno”, in un’epoca nella quale esso è onnipresente e serve, spesso e volentieri, da anestetico sociale?
Molto probabilmente mantiene il senso nel quale lo definì il mai troppo compianto Carmelo Bene, ossia ciò che «si instaura dopo la morte del desiderio […] Quando tu fai qualcosa al di là della voglia, la voglia della voglia, questo è il porno […] il porno è il manque, è quanto non è, è quanto ha superato sé stesso…».
E se oggi, per bene che ci vada, siamo tutti amanti passeggeri e pianeti che si incrociano (lo aveva intuito già un grandissimo Alan Sorrenti nella sua hit del 1978 Figli delle stelle quando cantava «noi stanotte figli delle stelle/ci incontriamo per poi perderci nel tempo») l’ascolto del singolo di Guidoboni (all’anagrafe Filippo Guidoboni, emiliano del 1991) non può che far suonare più di un campanello, sul lato musicale e non solo.
Per quanto riguarda infatti la musica, il cantautore sembra riprendere certi stilemi del rock inglese di una ventina d’anni fa, non necessariamente ‘’indie’’: vi sono infatti richiami, seppur vaghi, ai primi due album dei Coldplay (per chi scrive i migliori). Scelta magari non troppo originale, tuttavia i suddetti richiami paiono più reveries d’un passato forse migliore poiché idealizzato dal ricordo e dalla nostalgia, come accade sempre, che un dissennato scopiazzare da modelli angloamericani di successo come capita la maggior parte delle volte.
Ancora meglio il testo, il quale parlando di argomenti comuni riesce per un soffio a evitare la banalità e a portare – come citato in apertura d’articolo – al “manque”, al “quanto non è” trascinando l’ascoltatore in una dimensione altra dove le emozioni e le sensazioni di una relazione vengono viste con – parziale – distacco onde evitare di ferirsi con materiale tanto pericoloso.
Non è facile parlare di sentimenti in maniera così ricercata, eppure Guidoboni ce l’ha fatta.
Forse il brano ha all’apparenza meno energia di “Bella figura”, singolo di debutto uscito nel Gennaio di quest’anno, ma ascoltandolo più volte rivela tracce quasi subliminali che lo rendono, se possibile, ancora più interessante.