– di Danièl Bidussa –
Dopo aver visto Gloria! al cinema mi sono chiesto se l’album con la sola colonna sonora regalasse la stessa storia, le stesse impressioni ed emozioni del film. Mi incuriosiva se avesse più senso per chi il film dovesse ancora vederlo o per chi già lo conoscesse (chissà poi quale sarebbe la risposta più auspicabile?). L’impressione ascoltando è di trovarsi davanti a tante clip, ma senza il video, una sorta di ritorno alla radio, in uno di quei vecchi programmi che cercavano di raccontare il cinema con il solo audio: in alcuni brani si sente perfino sul finale la voce di Paolo Rossi (vero antagonista della trama) infuriarsi contro le musiciste.
Sta forse in questo l’animo dell’album, forse è qua la risposta: la presenza attoriale, parlata, in un album musicale con anche brani strumentali, senza parole, stravolge paradossalmente con grande coerenza la natura dello strumento cinematografico. Come la musica dava la chiave di lettura del film, qui la recitazione dà quel tocco di ironia all’album.
Si alternano canzoni, archi o pianoforti in solitaria, e cori in latino. A volte l’inquietudine delle chiavi minori ma molto ritmate, altre volte la malinconica speranza delle chiavi maggiori guidate dalle note lunghe. Non si può dire che l’album racconti una storia ma sicuramente arriva, se ascoltato in ordine, un percorso di emozioni dei vari personaggi.
Si potrebbe raccomandare di ascoltare prima l’album per poi completarlo con la pellicola, ma forse è ancora più esatto intenderle come due opere separate benché fortemente collegate.
Sebbene la traccia più lunga superi i sei minuti, molte altre durano meno di uno. Sembrano essere presenti tutti gli spezzoni che presentano musica nel film, compresi i brevi intermezzi; a tutti è concessa la dignità dell’autonomia, passando quindi da brevi composizioni in stile classico a momenti che rimandano più al cantautorato, fino all’apoteosi del brano Gloria! che, se nel film rappresenta il lieto fine, qui sembra essere il centro (benché posto a conclusione) cui tutto tende, voci da coro a cappella accompagnate da un ritmo strumentale che a tratti rimanda a tradizioni tribali e da una allegria rivoluzionaria, dopo tanti violini in chiave minore nei brani precedenti, che sembra quasi dire: «Visto? Una risata vi ha seppellito».