– di Naomi Roccamo –
Gli ISIDE hanno un taglio decisamente internazionale, lo si nota dal loro mix di elettronica e rap addolcito da testi efficaci unita al loro stile vintage e coloratissimo, un’estetica che ritroviamo anche nei videoclip. Il primo singolo, Paradiso, risale al 2019, a un mondo diverso da quello di adesso, e tutta la loro musica è sbocciata durante questo 2020, fra produzioni portate avanti a distanza, idee comunicate al telefono e sessioni intermittenti. È da poco uscita Pastiglia v7, la settima versione, oltre che quella definitiva, del loro ultimo singolo.
Ho chiacchierato con Daniele e Dario R., ovvero la metà degli ISIDE insieme a Dario P. e Giorgio, quattro amici nati e cresciuti a Bergamo uniti da una vita condivisa ma, soprattutto, da una spiccata passione per l’arte e la musica, quella che ha suggellato il loro rapporto e li ha spinti a riunirsi sotto il nome di una divinità egizia.
Ciao! Parlo con il 50% degli ISIDE, giusto?
Ciao! Sì, parli con la metà buona (ride, ndr.)
Cosa vuol dire diventare “famosi” proprio nel bel mezzo di una pandemia e, quindi, rinunciare ai live praticamente da subito? Erano gli sgoccioli del 2019 quando si è iniziato a sentir parlare di voi…
Sicuramente è stato il periodo peggiore per iniziare un progetto. Prima del lockdown avevamo in programma di fare un bel po’ di date e suonare al MI AMI Festival ed è saltato tutto. Diciamo che poteva essere uno slancio in più, soprattutto perché noi puntiamo molto sul live, suoniamo dal vivo. Ci siam dovuti ridimensionare.
Vi siete dovuti arrangiare, diciamo. Ho visto qualche live online, qualcosa siete riusciti a fare.
Esatto, nei limiti del possibile. Però ci dispiace veramente tanto non aver fatto tante date quante avremmo voluto. L’unico pregio è stato lo scrivere un bel po’ di pezzi.
Un po’ quello che mi ha detto la gran parte degli artisti. La vostra musica mi è subito parsa versatile, non particolarmente di nicchia. È fresca, come dimostra Pastiglia v7, dove V sta per “versione”, mi confermate? Da dove nasce?
Allora, a noi piace tanto far musica collettiva, provare in studio ripetutamente, e Pastiglia v7, dove v sta per versione, confermiamo (ridono, ndr.), vuole valorizzare questo processo. Dimostra che c’è stata una versione 6, forse una 8. Diciamo che il brano definitivo significa la fine della sperimentazione, quando arriviamo a esserne abbastanza contenti ed esausti (ridono, ndr.). Dobbiamo porci dei limiti perché altrimenti iniziamo a pensare che ci sia sempre qualcosa da aggiungere, modificare facendo proprio tutto noi, dalla parte artistica a quella tecnica. Ci poniamo tanti dubbi quando facciamo musica.
Le frasi contenute nelle canzoni sono leggere. In realtà il bello sta proprio nel fatto che dietro parole apparentemente semplici si nascondono concetti interessanti; ad esempio questa estate ho postato su Instagram una foto scrivendoci il ritornello di Draghi (“I miei desideri sono strani mica come i tuoi, non sai quanto vorrei vomitarli mentre tu li ingoi“) e tutti hanno iniziato a chiedermi se l’avessi scritta io! Ecco, diciamo che così non è, ma chi l’ha scritta e che cosa c’è dietro?
Di quello se ne è occupato Dario P., il cantante, è lui che scrive i testi. Lui ha una sua poetica molto ben definita: come dicevi tu sono frasi apparentemente semplici ma con tanti doppi sensi e significati e questo suo stile secondo noi si abbina bene a quello che facciamo a livello musicale. I testi parlano sempre di rapporti interpersonali, lui dice sempre di non saper parlare di politica o robe complicate, empatizza con la sfera sociale.
E a noi va benissimo così, vogliamo solo essere “emotivamente acculturati, della politica non ce ne frega niente (rido anch’io, ndr). Tra l’altro adesso Draghi è più attuale che mai, visti gli avvenimenti degli ultimi giorni…
(ridono, ndr.) Eh, esatto, ci sono arrivate varie segnalazioni!
Ho letto che Paradiso, che contiene una delle mie preferite tra le vostre frasi e che andrà anche nel titolo di questa intervista, non vi convince più molto. Quando è stata scritta?
In realtà il punto è che se l’avessimo lavorata adesso sarebbe venuta fuori meglio. Ai tempi eravamo dei neofiti della scrittura, delle basi etc. La apprezziamo ancora molto ma la consideriamo una sorta di vecchia faccia degli ISIDE, un po’ più club e un po’ più cassa dritta. Da Pastiglia v7 in poi, lo vedrete con i brani che abbiamo preparato, abbiamo optato un po’ più per il pop e l’ R’n’B che per la cassa dritta, per l’urban in generale. Però ecco guardando il passato c’è sempre un po’ questa tendenza a dire che le cose potevano esser fatte meglio.
Succede riguardando le vecchie foto o i gli stati che scrivevamo su Facebook, in effetti ci sta che succeda anche con le canzoni.
Esattamente! (ridono, ndr) Però la differenza principale sta proprio nell’uso, in Paradiso o Maremoto della cassa dritta, nell’album che uscirà un po’ la abbandoneremo.