Giuradei, o forse dovremmo addirittura dire “I Giuradei” visto che parliamo di fratelli in musica, hanno il pregio di mettermi sicuramente di buon umore. Con quella sagacia di chi sa di poter colpire con la lingua (e la chitarra), coadiuvato da un collettivo di altri bravissimi musicisti che, tra i tanti, ha il merito ineludibile di far girare a mille i brani di questo album: uno più bello dell’altro, oserei dire. Anche mettendo da parte che io mi sia innamorato follemente dei due singoli “Sta per arrivare il tempo” e “Dimenticarmi di te”, se dovessi stilare una mia ideale “Top 5” del nuovo corso italiano loro troverebbero sicuramente posto, forse addirittura sul podio. E non tralascio neanche la leggerezza sognatrice di “E continuo a volare”, che mette giustamente a tacere le frenesie danzerecce fin qui sorbite, in un affresco tempestivo della musica italiota che forse solo grazie alle sortite dei Giuradei trova il senso di esistere in quanto marchetta stra-abusata.
“Generale” ricorda il Vasco Rossi di “Nessun pericolo per te”, l’ultimo ad avere una legittimità musicale, prima ancora che fosse il solo pubblico e le bandane a concedergliene una oltremodo. Concetto più o meno ribadito nell’oltranzismo di “Papalagi”, che nonostante l’incetta di parolacce ed epiteti scortesi è proprio bella così, anche se un po’ meno della successiva “La tristezza”, canzone che dire riuscita ed azzeccata è quasi una mancanza di rispetto nei confronti della bruttezza in sé. I ritmi tornano così serrati col tripudio in levare di “Senza di noi”, per chiudere sfociando nell’oasi dolce e riflessiva di “Amami”, quasi un testamento della vita di coppia, in coppia, per chi ha voglia di stare assieme buttando dalla finestra i soliti cliché tanto cari ai plastici di Bruno Vespa nonché alle tirate, di ciuffo, di un Crepet qualsiasi.
E va bene così, con questi quaranta minuti trascorsi in piacevole compagnia di un duo geniale che contribuisce, assieme ad altre realtà interessanti di cui su queste pagine spesso – se non esclusivamente – ci occupiamo, a sguainare la spada azzerando i luoghi comuni circa “la musica italiana”, neanche potessimo permetterci di fare di tutta l’erba un fascio.
Io da parte mia è un po’ che seguo questi Giuradei e spero ci incontreremo presto, più prima che poi, così che io possa stringervi “le” mani.
Valerio Cesari
(RadioRock/L’Urlo/Il Fatto Quotidiano)