Suona bene questo disco, compatto e moderno per quanto l’immaginario ci rimanda alle navi dei pirati, ad un certo artigianato sonoro alla Capossela e tanto altro che poi, pensando alle sue origini leccesi, direi che ci vien facile da immaginarle. Punto e a capo: lui è Giulio Spagnolo, cantautore che esordisce con questo lavoro dal titolo “Beato chi” dentro cui l’elettronica non conta… conta invece l’uomo e la sua parola, il suono viscoso delle mani nude, conta un fare fiabesco che alle antichità deve molto. E si badi a questo video ufficiale che mette in luce quanto siano già mature le prime carte giocate da Spagnolo…
Siamo immersi nel famigerato “bla bla bla”. La title track di questo
disco è assai evocativa. Chi vince alla fine della partita di questa vita?
Sinceramente spero tanto che a vincere non siano tutte quelle persone che paradossalmente propone il brano, però c’è una soluzione rapida ed efficace, me ne farò una ragione dandomi per “sbagliato”.
Un disco che ha tantissimi risvolti sociali o sbaglio?
Esattamente, quest’album è letteralmente un viaggio che si ambienta in molti contesti sociali dove riesce a creare risvolti a molte situazioni sfruttando il dialogo, il confronto e soprattutto l’ascolto tra i personaggi del disco.
Eppure, nonostante la cura di tantissimi oggetti, non indossi maschere
devoti a questa direzione… o sbaglio?
Si è vero, non ho nulla che copra o nasconda il mio volto, non voluto accessori personali neanche per la realizzazione della copertina dell’album, volevo dare spazio e interesse all’ambiente e non volevo mettermi in primo piano, su di me ho sempre puntano alla semplicità. Con gli stessi motivi ho voluto lasciare semplicemente il mio nome così com’è, non merito un nome d’arte, sono semplicemente Giulio e adoro essere nessuno.
Un comparto di fiati che, visto l’andazzo, ci richiama un modo
balcanico… da quell’altra parte del mare cosa prendi?
Dovrei ringraziarvi per questa bella domanda, il mare ha un orizzonte, ma è un limite che impone solo la vista, un limite superabile con la musica.
Ho avuto la fortuna di scoprire alcune culture dell’Europa dell’est e le ho volute portare con me nel disco, ecco il perché della presenza dei fiati.
Oltre al confine del mare vivono gli affascinanti colori di altre culture e credo che continuerò a spennellare altre combinazioni per raggiungere nuove “tonalità”.
Secondo te dunque Dio cosa risponde alle critiche dell’uomo, per davvero?
Questo è l’interrogativo infinito rinchiuso nel brano, non vorrei rispondere a nome di Dio, però dal parere di una logica umana sembra che non abbia lasciato risposte, anzi, tante domande.