– di Michela Moramarco –
Giovane Giovane è il progetto di Paolo Arzilli, cantautore che non ama definirsi tale ma che nel frattempo torna con un nuovo album, dal titolo “I figli degli altri”. Scritto quasi interamente durante il primo lockdown, l’album racconta sentimenti universalmente condivisi, quali per esempio il prosi troppe domande o il fermarsi davanti ai dubbi esistenziali. Giovane Giovane infatti è abile nel raccontare momenti condivisibili della vita che permea la quotidianità con un intento di sincerità molto autentico e percepibile. “I figli degli altri” è un album che alterna brani più decisi a ballad che si lasciano andare alla lentezza; qui, inoltre, si mescolano sonorità tipicamente pop a sonorità elettroniche di stampo internazionale, in un connubio ottimamente reso dall’attitudine vocata alla chiarezza. La scrittura di Giovane Giovane è semplice ma impressiva, quindi decisamente evocativa. Alcuni brani come “Canoe” sono addirittura eterei, capaci allora di trasportare l’ascoltatore in una dimensione sognante.
L’album di Giovane Giovane è talmente condivisibile da porsi anche come un album atemporale, ovvero condivisibile in qualsiasi tempo. Raggiungere questo immaginario creativo sicuramente è il frutto di un profondo lavoro di ricerca e ispirazione, in questo caso ben riuscito. Per dare qualche nota più propositiva si può ascoltare il brano “Quello che vuoi” che, oltre a essere un brano di cui vi avevamo accennato qui, è un brano che rende al meglio la rappresentatività dello scenario creato dall’artista, adatto a raccontarne la sincerità. Se l’album in questione trova la sua peculiarità nel raccontare le dinamiche interpersonali contemporanee, questa si esplica nel fatto che non ci siano veri e propri riferimenti espliciti. Le contraddizioni che caratterizzano gli animi degli esseri umani a tal punto da renderli sempre e in qualche modo interdetti sono quindi alla base della poetica di Giovane Giovane. Si può affermare che questo suo nuovo album funzioni bene nella sua gradevolezza poiché è fuori da ogni tempo definito e quindi sempre adeguato a narrare la contemporaneità di una generazione piena di domande.