Non è facile approcciarsi a questo disco, soprattutto dopo tutto quello che abbiamo passato. In questo periodo, mi sono trovato infatti ad aver voglia di singoli estivi, di musica accomandante e che non mi sconvolga chissà quanto. Ho capito forse il perché di questo grande ritorno al cantautorato pop, che ha spazzato via un decennio (quello degli anni Novanta, in cui bastavano un po’ di distorsioni e il tentativo di simulare i Sonic Youth a farci sentire bene), facendo posto alla catarsi de I Cani e ai derivati di Calcutta. L’ho capito adesso: siamo una generazione che sta di merda e non ce la facciamo ad ascoltare musica che ci fa stare ancora peggio. Per questo diventa inevitabile ritenere insostenibili i dischi oscuri, apocalittici e tristemente belli, come è l’ultimo di Giorgio Ciccarelli.
Non me ne vogliate per questa parentesi introduttiva, ma capire se un disco è stato fatto da qualcuno di più di quarant’anni è diventato facilissimo: chi è “di qua” non ha davvero più voglia di fare casino, di dare fastidio. Il rock è quello buono dei Fast Animals and Slow Kids, quello fatto da chi vuole solo regalarti una bella serata, chi è “di qua” vuole canzoni tristi solo se si possono ballare, mentre chi è “di là” sta ancora lottando contro i muri. E Giorgio Ciccarelli ci ha regalato un disco dal titolo “Niente demoni e dei” davvero fastidioso: un mattone di Dostoevskij, una mazzata che non dimenticherò facilmente, il mondo post-apocalittico di McCarthy ne “La Strada”.
Ma fa male, incredibilmente male. Dopo una pandemia globale e un’ennesima batosta economica, Giorgio Ciccarelli propone un album che incarna, tramite i meravigliosi testi di Tito Faraci, un personaggio oscuro che si avventura in strade deserte, conta i passi di persone lontane, che un tempo conosceva bene. Alla fine della storia, alla fine di qualsiasi storia, si rassegna.
Lo stesso Ciccarelli dice: «“Niente demoni e dei” è tutto fuorché un album ascoltabile, è figlio di questa pandemia, di questo periodo buio vissuto con la paura addosso ed io metto in musica solo quello che mi passa dentro».
State attenti, questo disco è così ben riuscito da far male davvero.