L’aria caposselliana è presto rimarcata fosse solo per quel certo modo che Ginez ha di vestire la canzone e la sua voce. Terzo disco per lui e per il suo Bulbo della Ventola ovvero Daniele Duchini al basso, Roberto Ascoli alle percussioni e Aliano de Franceschi alla chitarra. Nuovo lavoro autoprodotto dal titolo “Sambuca Sunrise” che nel titolo infonde una quiete romantica di nuove albe da godersi in pace ma nel vero delle tracce esiste quel famoso dualismo che tanto recitano i nostri sin dalla copertina, che porta in scena luce e buio della vita quotidiana di ognuno di noi. Disco molto biografico per certi versi per Ginez, disco ricco di ferite e di denunce sociali…
Terzo disco di inediti. Mi piace sempre cercare un filo conduttore
Dentro le cose. Questo disco ne ha? L’uomo certamente è un centro… Senza nessun dubbio è l’uomo il centro del discorso di questo disco. L’uomo con i suoi dubbi, le sue fragilità e le sue incertezze. Ci sono brani che parlano del passare del tempo, altri che raccontano le conflittualità dell’amore. Affrontiamo il discorso della pressione e del disagio sociale e il dolore per la perdita di qualcuno di importante nella propria vita. Ecco, direi che la vita è il filo conduttore di questo album.
Il disco si apre e si chiude con una critica sociale che adoro. Il Servilismo… personalmente come lo combatti?
Si, la critica sociale è presente nel disco come lo è presente nelle nostre vite. Il servilismo è in un certo modo il garantirsi un ruolo nella società odierna senza sentirsi escluso o emarginato. Personalmente non so se io combatta il servilismo, ma ti posso garantire di non utilizzarlo. Come durante il periodo ambiguo della cosiddetta “pandemia”non ho accettato il discorso preponderante e ho fatto le mie scelte, anche oggi non credo a quello che vorrebbe essere il pensiero comune nei confronti del conflitto Russo-Ucraino. Per molti, accettare tutto ciò è anche un discorso di servilismo.
Non trovi che in fondo, anche restar dentro i canoni della canzone e rispettare un gioco mediatico delle parti – l’intervista che stiamo facendo ad esempio – sia una forma di “servilismo”?
Per quanto riguarda i canoni della canzone direi di no, sempre se intendiamo la canzone come pura fonte di espressione e non come obolo per i propri personalismi. L’intervista che stiamo facendo non credo che abbia a che fare con il servilismo, più che altro rischia di rientrare nella confusione che c’è tra ascoltare musica e creare un personaggio. È dovere di chi fa le domande e di chi risponde di non creare questa forzatura.
Disco di contaminazioni di suoni di altri… il Bulbo della Ventola a cosa è andato incontro?
Abbiamo cercato di andare incontro a qualcosa di diverso dal modo in cui abbiamo lavorato fino a adesso. Cerchiamo sempre di lavorare con degli stimoli, non tendiamo a fare un disco perché vogliamo farlo e basta, ma perché sentiamo il bisogno di farlo. Il vantaggio di essere completamente indipendenti e autoprodotti è che non dobbiamo rendere conto a nessuno, quindi ci sentiamo liberi di sperimentare quello che ci piace.
Vinile, cd o digitale? Occhio che anche questo sembra servilismo… ti provoco perché so di riavere indietro risposte interessanti.
Vinile un piccolo sogno ma per ora non possiamo permettercelo. CD è sempre un piacere proprio per il bisogno di sentire anche qualcosa di fisico e sinceramente ci viene chiesto in continuazione dal pubblico. Digitale più che servilismo lo definirei prostituzione necessaria. Come vedi anche noi non siamo così integri.