– di Assunta Urbano –
È il 2018. Nel corso della sessantottesima edizione del Festival di Sanremo, Diodato invita come suo ospite un ragazzo alto dai capelli cortissimi di colore biondo platino. In questo modo il pubblico generalista incontra per la prima volta Ghemon.
Avellinese di origine e milanese di adozione, l’artista si innamora presto dell’hip hop, ma non si accontenta facilmente e fa del suo percorso musicale una continua ricerca.
I telespettatori conoscono l’artista mentre sta superando il periodo più complicato della sua vita privata. Tuttavia, l’empatia gli permette di fare breccia nel cuore degli ascoltatori. E questo accade grazie alle sue canzoni, in particolar modo i due dischi “Orchidee” e “Mezzanotte”.
Il palco dell’Ariston ritorna presto a segnare la carriera del rapper. Nel 2019, infatti, da esordiente dei campioni della seconda annata con Claudio Baglioni nelle vesti di conduttore e direttore artistico, i suoi cappotti larghi e “Rose viola” conquistano tutta Italia.
Dopo due anni, rivediamo Ghemon tornare ancora una volta nella città dei fiori con “Momento perfetto”. Proprio per tale motivo, abbiamo seguito venerdì 26 febbraio la conferenza stampa dell’artista, in cui ha raccontato alla sua platea virtuale di giornalisti delle sue aspettative per questa nuova esperienza e del disco “E vissero feriti e contenti” in uscita il 19 marzo.
PER GHEMON È ARRIVATO IL “MOMENTO PERFETTO”
Ghemon rivela di non avere alcuna paura o timore di esibirsi davanti ad una sala vuota, poiché non si tratterebbe della prima volta. E lo sappiamo bene. L’artista viene fuori dal panorama emergente e i musicisti italiani si sono trovati molto spesso a trasmettere le loro idee in questo tipo di scenari, ancor di più nelle piccole realtà provinciali.
Oggi, secondo il cantautore, bisogna accettare la situazione attuale in cui ci troviamo e cercare di trarne il meglio. Il live streaming non sarà mai alla pari del calore, sudore e contatto umano del concerto tradizionale, ma potrebbe essere considerato un plus.
“Momento perfetto” è la canzone che salirà insieme al trentottenne sul palco dell’Ariston. Ha preso forma in modo spontaneo ed è una rarità. Così come nel caso di “Rose viola”, la scelta di portare il brano a Sanremo è arrivata solo in un secondo momento.
In questo viaggio, lo vedremo poi calcare il palco nella serata cover con un medley di colonne sonore classiche italiane insieme ai Neri per caso, scelti per la loro capacità di mettere buon umore.
Aperto, sincero, diretto, energico, coinvolgente e segno di un cambiamento enorme. Più volte definito dalla critica un brano esistenzialista, ma è più che altro realista. Si canta di aspettative disattese della vita, guardate però con un occhio allegro. Il pezzo, che vede il cantautore giungere al suo “Momento perfetto”, nasce così: figlio del lavoro di squadra che ha portato alla creazione di “E vissero feriti e contenti”.
“E VISSERO FERITI E CONTENTI”
Abbiamo ricordato in apertura i trascorsi sanremesi di Ghemon, ma non dimentichiamo che l’artista ha una carriera solida soprattutto fuori dal piccolo schermo. Si è fatto conoscere ed apprezzare in tutta la Penisola grazie alle sue perle musicali. Sei dischi ed un settimo figlioletto in arrivo. Dal 19 marzo sarà possibile ascoltare “E vissero feriti e contenti” e sono tanti i motivi per cui lo consumeremo dal primo all’ultimo brano.
Nel corso della conferenza stampa, l’album viene descritto come un viaggio, la narrazione di esperienze non solo di chi canta, ma anche di chi circonda l’artista. Al centro c’è ciò che contraddistingue un’intera generazione, che tenta di smetterla di lamentarsi e desidera prendersi con serenità il suo posto nel mondo.
Il lavoro nel suo complesso contiene la dualità di Ghemon e Gianluca, comprendendo un mix di sonorità, tra cui il reggae, ma mettendo sempre al centro l’unicità dell’artista.
La caratteristica principale di questo progetto, che l’ha distinto dai precedenti, è la coralità, l’unione di un gruppo e tante teste a collaborare insieme. Un dato non scontato nell’anno delle grandi distanze. Uno sguardo al futuro, verso ciò che siamo stati e quello che ancora vorremmo essere.
Un’altra peculiarità di “E vissero feriti e contenti” è la presenza della voce di Chiara Francese, che offre un secondo livello di lettura all’opera.
In attesa di lasciarci rapire da questo lavoro, ripenso al concerto di Ghemon del 13 ottobre 2018 a Largo Venue, a Roma. Tra le tante precedenti, quell’esibizione mi rimane ancora oggi particolarmente impressa, perché in quella circostanza sul palco ci siamo appassionati alla storia personale di Gianluca. Un ragazzo che si è presentato senza filtri al suo pubblico e si è esposto interrompendo il susseguirsi delle canzoni. Quell’occasione mi ha permesso di apprezzarlo sotto una veste differente e di addentrarmi in maniera diversa nei testi.
Insomma, così come cita l’ultimo brano del lavoro che assaporeremo a partire da metà marzo, per il cantautore sembra proprio essere arrivato il tempo. La voce narrante in chiusura sussurra: “il disco è finito”. Non ci resta che andare in pace.