– di Martina Rossato
foto di Matteo Casilli –
Molti ormai sbadigliano alla sola idea di sentir parlare di indie pop, chiedendosi quando questo genere passerà (finalmente) di moda. Quasi tutti si sono poi chiesti almeno una volta che senso abbia ancora nel 2021, quasi alle porte del 2022, fare indie.
Galil3o, con il suo album di esordio, ci offre una possibile risposta. Per quanto gli otto brani che compongono “Volevo fare un disco” siano ancora pienamente assimilabili a quelli del vecchio circuito “indipendente” romano, il suo album non ha infatti niente di noioso, niente di vecchio, niente di già visto. È la prova, insomma, che non è il genere a fare l’Artista.
“Volevo fare un disco”, pubblicato per kuTso Noise home e in distribuzione Artist First, è un lavoro sincero, piacevole e mai banale. Fin dal titolo capiamo che si tratta della storia di un progetto, il progetto di Francesco Galioto (questo il vero nome di Galil3o), che lo ha portato a pubblicare il suo disco, proprio come sognava fin da bambino. L’album si propone quindi come mezzo tramite cui raccontare il proprio percorso, non solo artistico, ma anche personale.
Non è un disco difficile da ascoltare, anzi oserei definirlo piuttosto leggero, ma dove leggerezza significa innocente libertà di esprimersi senza il timore di essere giudicato, come farebbe un bambino. Al suo interno, brani più allegri si alternano bene a pezzi malinconici, che diventano un pretesto per aiutare Galil3o a prendersi un momento per meditare su se stesso, raccogliere quello che ha dentro e condividerlo con chi lo ascolta.
In “Volevo fare un disco”, Galil3o si mette in discussione, esplora i propri limiti e, citando Zerocalcare, arriva poi a capire che tutto sommato «siamo solo fili d’erba in un prato», che al mondo non importa poi così tanto dei nostri errori, quindi tanto vale provarci, a costo di sbagliare. È per questo che il disco parla dell’importanza di agire, non rimanere fermi. E, per Galil3o, agire non significa compiere grandi e incredibili gesta, anzi. L’artista ci fa capire che il cambiamento passa per le piccole cose, le piccole azioni quotidiane che diventano abitudine e costanza. È così che la definizione di “abitudinario” perde qualsiasi accezione negativa, diventando invece un aggettivo per definire chi è ancora capace di appassionarsi davvero alle cose, ponendo i piccoli gesti ripetitivi come unico modo per arrivare a plasmare, giorno dopo giorno, passo dopo passo, la nostra personalità.
La copertina, adattamento di un dipinto di Mario Tavernaro e rielaborazione digitale di Eva Tavernaro, accompagna il disco, arrangiato e prodotto da Luigi Di Chiappari e Andrea Guastadisegni.
Nonostante sia il suo disco di esordio, Galil3o è un artista con un passato già solido. Il suo progetto artistico solista nasce nel 2018, dopo l’esperienza con la band FSH. Il suo modo di fare musica non è acerbo, la sua esperienza anche sui palchi risulta ben evidente in questo lavoro in studio, ben curato nei dettagli. Eppure, Galil3o ancora non aveva fatto un disco.
Con questo album, Galil3o ci porta a riflettere sulla domanda: «Sono come voglio?» e lascia l’interrogativo aperto a ogni ascoltatore. Ora possiamo dire che Galil3o “voleva fare un disco”, e l’ha fatto; non ci resta che capire che cosa vogliamo fare noi e andare incontro a quel sogno.