– di Manuela Poidomani –
Guglielmo Perri, in arte G Pillola, torna sulla scena musicale con il nuovo singolo Dove sei che sancisce il suo cambiamento artistico, personale e musicale.
G Pillola è un ragazzo di 25 anni; nato a Genova, inizia a far musica fin da giovanissimo. Subito dopo il liceo decide di trasferirsi a Torino dove dà inizio alla sua carriera artistica: nel 2017 con il collettivo Bilogang e l’anno scorso, grazie alla collaborazione fissa con il produttore Blue Jeans e lo studio di produzione Krokodil House, con il suo nuovo progetto solista, con il quale si sente finalmente libero di esprimere la propria narrazione personale senza essere soggetto ai “dogmi” di un unico genere.
Nasci da rapper e ti trasformi in cantautore indie, qual è la motivazione principale che ti ha spinto a questo cambiamento?
È stato un cambiamento dato da una necessità personale, ancor prima che musicale. Sostanzialmente avevo bisogno di nuovi stimoli: nell’ultimo periodo ho vissuto delle esperienze che mi hanno fatto capire di aver bisogno di ritrovare una nuova identità musicale che mi calzasse di più e che mi permettesse di esprimere al meglio, e più liberamente, ciò che sentivo dentro. Ecco, questa è la motivazione che mi ha fatto avvicinare a questo nuovo mondo.
Ma la volontà di cambiare genere, e consequenzialmente mood, è comunque da considerarsi in continuità col tuo progetto artistico precedente? Visto che, ad esempio, non hai cambiato nome al progetto, mantenendo “G Pillola”.
Assolutamente sì, anche perché questo passaggio, che può sembrare a tratti radicale, non lo è realmente, date le contaminazioni artistiche che ho avuto da sempre, fin da quando ho iniziato a far musica inserendomi nel filone del rap.
Cambia il modo di hai di ricevere ispirazione scrivendo rap/trap o indie?
In realtà non molto. Sono sempre stato condizionato da ciò che mi sta attorno e amo scrivere descrizioni quotidiane. Non è cambiato il mio modo di vedere le cose, di conseguenza neanche il mio modo di scrivere, che si è semplicemente affinato, si è evoluto coerentemente alla mia evoluzione musicale. Amo raccontare pillole (!) di vita quotidiana che a volte passano inosservate, racchiudendo così piccole sensazioni e congelando momenti che descrivo nel dettaglio.
Primo brano che segna questo cambiamento, probabilmente, è proprio Dove sei che inoltre rappresenta anche il tuo ritorno sulla scena. Di cosa parla?
Dove sei è il mio nuovo brano, di cui è uscito anche il video su YouTube. È uno degli episodi più caotici, se non il più caotico, che io abbia mai scritto. Parla della ricerca di serenità all’interno del grande disordine presente nella mia vita. È un brano molto disordinato rispetto a tutti quelli che ho scritto fino ad ora e infatti ha un’anima molto funky.
Proprio con questo brano è nata infatti una collaborazione artistica molto importante con Krokodil House. Raccontaci qualcosa di più.
Krokodil House è uno studio di produzione torinese che raccoglie figure artistiche variegate: da musicisti, artisti, produttori, fotografi, a ex band metal. La mia collaborazione con loro è nata già da prima del mio cambiamento artistico e musicale, ma è da poco che si è consolidata. È anche grazie a loro che ho capito la mia necessità di una rivoluzione. Krokodil House mi segue a trecentosessanta gradi nel mio nuovo progetto, aiutandomi a portarlo avanti e dandomi consigli anche sulla sua estetica e su tutto ciò che ne deriva.
Uscirà prossimamente il tuo nuovo album; a proposito di questo, hai detto che parli di “piccole pillole”. I brani del disco saranno collegati tra loro?
Sono diverse le pillole di vita che si possono trovare all’interno del mio nuovo album, ma sicuramente il tema ricorrente di tutti i pezzi è quello del quotidiano. In qualche modo tutte queste pillole si possono racchiudere in uno stesso nucleo musicale, di sound. Posso definirla come una narrazione ad episodi.
Oltre ad avvalerti del supporto della Krokodil House, il tuo progetto si basa anche sulla collaborazione con il producer Blue Jeans. Com’è nato il vostro sodalizio artistico?
Blue Jeans, oltre ad essere un bravissimo bassista, è il mio produttore ed è uno dei principali fondatori di questo studio. Posso confermare che è proprio grazie alle sue conoscenze musicali e quindi alle sue influenze che sono riuscito definitivamente a modificare il mio stile.
Parlando di te invece, sei un genovese trapiantato a Torino. Ami questa città? Cosa ti dà maggiormente a livello artistico rispetto a Genova? Ma soprattutto avresti voglia di ritornare nella tua città natale?
Guglielmo è la perfetta fusione di queste due città: da una parte avrò sempre un animo romantico rappresentato dal mare, dall’altra parte la freddezza torinese mi rappresenta e mi ha formato. Quando voglio trovare l’ispirazione per scrivere vado davanti al Po e immagino il mare, anche se non sempre ci riesco. Non so se mi piacerebbe tornare a Genova… Sinceramente preferirei provare qualcosa di nuovo, perché ho capito che quando si approda in una città che non si conosce tutto ciò che ti sta attorno ha un’altra luce, la si guarda con occhi differenti e più attenti, a differenza di un luogo già conosciuto, dove vivi di riflessi abitudinari. Lavorativamente parlando Milano è la Mecca del mondo della musica, quindi un’esperienza in questa città mi farebbe sicuramente bene, tuttavia il mio animo romantico probabilmente mi permetterebbe di viverci per un periodo ridotto. Non so… La percepisco come una città “plasticosa”.
L’anno scorso è uscito il tuo primo disco ufficiale totalmente indipendente Ciao belli, che ha avuto le sue prime contaminazioni con questa nuova “influenza indie”. A vedere gli stream che ha raggiunto (più di mezzo milione) direi che sei sulla strada giusta. Tu che cosa ne pensi?
È stato divertente, ma soprattutto penso che sia stato un album “geniale”: un ponte perfetto per passare da quello che facevo prima a ciò che ho intrapreso adesso. Sono molto soddisfatto di quesl disco e ti dirò di più: Donatella Rettore ha condiviso un mio pezzo.
Come definisci la tua musica in questo 2020 così atipico? La quarantena e l’isolamento ti hanno influenzato
La mia musica quest’anno è diventata ancora più introspettiva. La quarantena personalmente l’ho trascorsa a Torino e, quando ne ho avuto la possibilitàm sono tornato a casa mia a Genova. È stata dura, forse perché quando si fa ritorno a casa ti si sbattono in faccia tutti i ricordi dell’infanzia.
Live dal vivo e progetti futuri?
Non posso ancora dire niente se non: ci stiamo lavorando.
Per concludere, con quale artista ti piacerebbe collaborare o fare un feat in futuro.
Se ti dovessi dire qualcuno di italiano ti direi Franco126, che conosco ed è anche mio amico; nell’ultimo periodo però ho anche pensato a Generic Animal, di cui mi piace moltissimo il nuovo progetto.