Esce per Seahorse Recordings questo esordio davvero molto interessante firmato da Frank Bramato. Si intitola “Non essere” e direi che anche solo da questo capiamo di venir catapultati in un disco che sposa la filosofia ed un pensiero critico sull’esistenza ma anche sulla quotidianità, su quel che è l’involuzione o l’evoluzione dell’individuo sempre più costipato dentro le sue ansie, dentro la sua non essenza. Eppure abbiamo di fronte un futuro tecnologico assai spietato e fantascientifico. Disco di analisi sicuramente, come l’impegnativo spoken world di “Pazienza Essenza” ma anche disco di ironia e di pop, di mille forme alternative di canzone come la bellissima “A Demetrio”, esplicito tributo a Stratos e ai suoi esperimenti vocali. Esordi sempre più interessanti…
Primo disco che davvero sfida la moda e il cliché. Da Demtrio Stratos all’indie radiofonico. Perché questa varianza assai sfacciata?
Riascoltando il disco mi sono fatto la stessa domanda. Credo che ogni artista, nella fase compositiva o creativa sia influenzato da tutti gli ascolti che ha accumulato negli anni. Fare un disco puntando all’indice di gradimento significa snaturarsi, perdersi! il flusso deve essere libero e l’artista ha il compito di interpretarlo come meglio crede, senza limiti e sopratutto senza ambizioni particolari. “Nulla si crea” ha sentenziano una persona illuminata, ed in effetti è proprio così, per quanto grande possa essere la creatività di ogni singolo individuo, si deve sempre fare i conti con quella nota, quella frequenza , quel passaggio fissato in maniera indelebile nel nostro inconscio e che viene fuori prepotente durante la stesura. La soggettività unita allo stato d’animo e all’esigenza faranno il resto. I cliché e le mode solitamente sono la fine di un percorso che va necessariamente rinnovato. Ci provo, ma in maniera inconsapevole, così come inconsapevole è questo disco variatamente sfacciato.
Secondo te a cosa è valsa la morte di Frank Zappa? Ci incuriosisce moltissimo questo titolo…
Frank Zappa ha tracciato una strada ben definita, eterna. La sua genialità, come quella di tutti i grandi artisti, sta nel distacco totale da forme e tempi. Un provocatore intelligente, sfacciato, pronto a qualsiasi cosa pur di esprimersi. Ogni individuo che si approccia all’arte dovrebbe avere come punto di riferimento “personaggi” del genere. Si fa un gran parlare di artisti controcorrente e rivoluzionari salvo poi ritrovarli nel marasma omologato di musica e testi. Un controsenso che non regge, anzi diventa banale e ridicolo. Cambiare implica sacrificarsi, andare oltre, con forza, tecnica, perspicacia e perché no, ironia. “Frank Zappa è morto per niente” è una piccola denuncia da parte di un piccolo artista all’attuale stato dell’arte, che potrebbe essere ma non è.
Elettronica e futuro: come nasce questo disco dentro una società immersa in tutto questo?
Qualche anno fa gli studi di registrazione erano delle astronavi con marchingegni che richiedevano spazi enormi, competenze e pazienza infinita. Per fortuna ho avuto la possibilità di costruirmi uno studio su misura con strumenti digitali ed analogici. Il disco è il frutto di questo miscuglio sonoro unito alle esperienze accumulate negli anni. Quindi il progresso inarrestabile nel campo della tecnologia è un vantaggio per gli artisti, ma questo presuppone studio e dedizione. Dovremmo sempre sfruttare il progresso come un mezzo per crescere senza subirne la dipendenza, magari con uno sguardo al passato per rendere tutto più romantico.
E poi come dialoga con il suo pubblico ormai sempre più dedito al pop da cassetta?
Il mio obbiettivo principale è quello di far passare il messaggio così come è stato concepito. È vero, “Non Essere” non è un lavoro facilmente collocabile, ma questo per me rappresenta un’ulteriore sfida. Mettendo da parte presunzione, ego ed insicurezze però, mi sono accorto che esiste tanta gente che ha voglia di ascoltare, forse proprio per distrarsi dal “pop” da cassetta che non deve essere interpretato necessariamente come una bestemmia (inoltre è presente anche nel mio disco). Rispondendo a questa domanda c’è il rischio che mi possa contraddire centinaia di volte ma dalla contraddizione possono nascere tanti spunti di conversazione e la speranza è proprio questa.
Dietro Frank Bramato c’è un rivoluzionario o un artista semplicemente libero?
Sono una persona che cerca costantemente degli stimoli, anche a costo di ficcarsi in delle strade tortuose. Non ho mai amato la normalità, la mia vita non è mai stata normale. Subisco in maniera forte tutto quello che mi gira intorno, che può esaltarmi come buttarmi giù anche nel giro di pochissimo tempo. Vorrei essere un rivoluzionario, con idee chiare e precise, con un obiettivo limpido da perseguire, ma quando penso di essere vicino alla meta tutto si complica portandomi a contraddire me stesso. Forse libero è la parola giusta, mi sono sempre messo nella condizione di non subire alcun tipo di restrizione aiutando la mente ad essere libera da giudizi, dogmi e presunzione. Mettiamola così: sono un uomo libero in un costante stato di rivoluzione nei confronti di se stesso.
E parlando di “Pop”: perché l’ansia e i suoi attacchi?
Credo che l’ansia sia la conseguenza immediata della libertà, e proprio come per la libertà bisogna essere bravi a gestirla e controllarla prima che diventi dannosa. Questo enorme demone che si risveglia di tanto in tanto ha bisogno di essere esorcizzato, e quale miglior formula se non un “banalissimo” brano pop con sonorità dance e funky per scacciare satanasso?