– di Michela Moramarco –
Frah Quintale è indubbiamente uno degli esponenti di quella corrente artistica che si potrebbe definire itpop. Ma questa è un’altra storia.
Sorvolando su mari di uscite discografiche e di correnti d’appartenenza, Frah Quintale riesce sempre a sorprendere, nel bene e nel male. Infatti, pubblica Banzai (Lato arancio) come conseguenza estiva del precedente Banzai (Lato blu) e si tratta di un album caratterizzato da una certa coerenza fra titolo e sonorità: Banzai (Lato arancio) è un album colorato, ricco di brani radiosi e potenzialmente radiofonici.
Ovviamente c’è un certo grado di sperimentazione, ma la diffusa attitudine “ballereccia” rende l’album fruibile, gradevole e spendibile durante il periodo dell’anno più arancione: l’estate. Non a caso i brani sembrano descrivere atmosfere di relazioni tipicamente estive, che siano agli albori o no, che siano ambientate all’alba o al tramonto, che siano reali o no. Banzai (Lato arancio) è un salto nelle storie che vorresti vivere, solo che non lo sai fino a quando non ti accorgi di avere la colonna sonora perfetta.
Prodotto da Ceri e costituito da dieci tracce, l’album racconta una quotidianità senza pretese, armoniosa e autentica. Le sonorità sono aderenti allo stile e all’immaginario creati da Frah Quintale e, per quanto all’inizio si possa avere un barlume di scetticismo, conquista dopo pochi minuti di ascolto.
Il brano “Le sigarette” è la prima traccia di Banzai (Lato arancio) che sembra contenere quel giusto mix fra solarità e malinconia semi-nascosta, che caratterizza forse tutto l’album. E poi ci si ritrova nel primo giorno di vacanze dopo un anno da dimenticare con “Sì, può darsi”, brano un po’ più spensierato. S’intitola “Cardio” una delle tracce più estive e ironiche, ma comunque l’ironia è abbastanza diffusa tra una sfumatura di arancio e l’altra. Invece è “Chicchi di riso” il brano che vede il featuring con un altro esponente dell’itpop, Franco126. Ma questa è un’altra storia ancora e in ogni caso “Chicchi di riso” sembra più un brano alla Franco126 che alla maniera di Frah Quintale.
Ascoltando Banzai (Lato arancio) ci si rende conto che, come avviene per il sole, anche l’arancione può sfumare nel nero, in quel nero che riempie la fine delle cose. Non a caso, non poteva mancare un brano di stampo più malinconico, un brano che mettesse nero su arancio rimpianti e ripensamenti: si evince dal titolo, “Se avessi saputo” sembra proprio voler dire che quell’abbraccio di mezz’estate poteva non finire così presto.
Dunque, sono dieci tracce che sfumano dal grado più luminoso di “estività” al grado più malinconico, di fine estate: si passa dalla sigaretta in riva al mare, al male delle cose non andate come si era sperato. Insomma, un album valido soprattutto, ma non solo, da giugno a settembre. E così, dopo aver ascoltato per tutta l’estate un album come Banzai (Lato arancio) e di aver vissuto momenti splendidi, ci si ritrova seduti all’ombra di un dubbio, di non aver immaginato tutto.