Li avevamo ampiamente enunciati ed eccoci qui a rovistare dentro l’ascolto del disco. Nonostante il titolo direi che ci arriva decisamente losangelino questo esordio discografico dei Five Hundred, trio di una Torino “bene”, di luci soffuse, di ambienti esclusivi, party e dancefloor dai cocktail ricercati. E a suon di eleganza e glamour che si muovono i protagonisti, anzi i romanticismi di queste canzoni inediti di “Romantici”, un lavoro prodotto da Paolo Caruccio (in arte Fractae) e Denis Chiatellino. Si muovono i protagonisti come fosse un fluido (ovviamente di rosso acceso o di qualche rosa shocking), nelle pieghe che il sesso fa quando si intreccia con l’amor perduto o con un cuore in cerca di adrenalina. Si mescola la vita anche dentro le follie (romantiche anch’esse, manco a dirlo) e su tutte svetta questo suono assai compatto, assai glitterato, un mood e una intenzione da gustare con la dovuta attenzione e anche con il dovuto abbandono al ritmo. Devo dire che solo in “Gelosia cronica” arriva il vero quid del disco che ci fa fermare e ci fa sottolineare tutto: e i richiami sotto traccia non mancano, come quando si intravede la Carrà di quando esortava l’altro a cominciar pratiche amorose… e forse non è un caso che un’altro asterisco lo fissiamo durante l’ascolto di “Fulvio Crasso” (storie di ordinaria follia): non è un caso, perché probabilmente i Five Hundred mantecano il flow e il gusto in un risultato decisamente più avvincente se la ritmica sale e il piede chiede di seguire quella dannata alchimia che è propria del ritmo.
Perché poi per il resto del disco (o quasi) i nostri si coccolano con scritture decisamente meno impetuose, dove il sex appeal lascia spazio alla “contemplazione” (con le dovute virgolette per un disco del genere)… Niente da eccepire come prima prova anche se, nel tremendo regime del tutto e subito, avremmo certamente richiesto due cose: più brani efficaci come “Gelosia cronica”, un video ufficiale che portasse in scena un’idea decisamente meno standard. Ok che il playback funziona e si gioca carte anche efficaci nella resa “attoriale” del trio (cosa per niente scontata), ok che si rivede anche quel certo gusto vintage (visto che da ogni dove il disco puzza di anni ’80 e ’90 – e che puzza meravigliosa poi), però siamo nel 2023 e come vien fuori dai suoni avremmo voluto venisse fuori anche dal video. C’è modo e modo di pensare al passato…