di Riccardo De Stefano
foto di Nicole Vecchia
Se avete mai avuto modo di parlare con Filippo Dr. Panìco, saprete che è un personaggio unico.
Divertente, straniante, non si preoccupa di piacerti a tutti i costi, quindi o prendi il pacchetto completo o lasci perdere. E proprio di “pacchetto” si tratta per il suo nuovo album, “Rovinare tutto”: oltre il cd, anche un libro di poesie (“La vita ci sorride ma smascella”, geniale), filtri, adesivi, citazioni a mo’ di Bacio Perugina e tanto altro. La presentazione avviene sul palco del Monk, il 1 febbraio, e vede l’alternarsi di due formazioni (l’attuale e quella del tour precedente), più l’ospitata di Emanuele Colandrea, diverso come autore ma ottimo nell’inserirsi nel contesto e regalare un paio di performance notevoli (anche se Dr. Panìco ci dice che “son più bravo io”).
Lui, Dr. Panìco, si muove sul palco come se non fosse lì, con apparente distacco, mentre racconta di storie d’amore, di droga, inserendo citazioni testuali, quotation dai classici della musica, bestemmie. Mentre canta o recita le poesie – tratte dal suo libricino – è romantico ma con disincanto, cinico ma con ironia. È dentro il suo tempo senza esserne schiavo, capace di essere rétro e attualissimo senza apparente fatica. I brani del nuovo disco funzionano tutti, come “Marilù”, e lui non perde occasione per dedicarli ai veri protagonisti – parenti, amici, amori passati – o all’impronta a chi gli passa sotto tiro. I momenti più intensi sono chiaramente per i brani del disco precedente, ormai assimilati e canonizzati dai fan (“Ogni volta che te ne vai” diventa un blasfemo coro da stadio) e la conclusiva “Carlo”, catartica nel suo finale eponimo, quel “Rovinare tutto” ripetuto fin quando la prospettiva non sembra così negativa.
Come stare insieme ad un vecchio amico che ti consola e poi ti parla dei propri problemi, però è notte, c’è una bottiglia sul tavolo e tutto sembra non essere poi così tremendo.