Esce venerdì 24 settembre 2021 per Ohimeme e con distribuzione Artist First “Quel CD dei The National”, il nuovo singolo di Filippo D’Erasmo. Torna quindi il cantautore di Acqui Terme (AL) con un nuovo brano che lo conferma tra gli esponenti più interessanti del cantautorato indie, in bilico tra le influenze della grande scuola di cantautori italiani e vibes itpop. “Quel CD dei The National” è un brano dolce-amaro per chi sta attraversando un tunnel emotivo, e non sempre riesce a vederne la fine: mood à la Baustelle, una misteriosa figura femminile, l’invito a resistere.
Un mondo che abbiamo voluto approfondire!
Perché secondo te è tornato di moda il cantautorato in quest’ultimo periodo?
Dici che è tornato di moda? Magari sì, forse si è contaminato, com’è giusto che sia. Non sono troppo sul pezzo riguardo mode e contro-mode. Da quanto ricordo, almeno fino a poco tempo, fa andava forte le trap… Ma oramai queste presunte mode hanno cicli vitali sempre più brevi… Chi lo sa, magari tra non troppo torneremo addirittura all’hard rock e ai chitarroni… Se il cantautorato sta tornando in auge, credo sia dovuto anche ad un bisogno crescente delle persone di tornare ad ascoltare musica che abbia un qualche contenuto e che non funga solamente da mero intrattenimento.
Segui realtà come Sanremo o X Factor? Che ne pensi della musica che passa in TV?
Allora, distinguerei le due cose. Il Festival di Sanremo fa parte della storia della canzone italiana, sarebbe un onore grande parteciparvi. I talent, invece, non m’interessano. Hai presente tutte quelle cose tipo la competizione e il culto del vincente che ti propinano fin da piccolo? Ecco, io ho scelto la musica perché non prevede nulla del genere. Ridurre la musica, il comporre ed eseguire canzoni, il passare ore con i tuoi amici dentro un garage sporco sognando un palco e il trasmettere emozioni attraverso melodie e parole in grado di smuovere il tuo stesso animo, ridurre tutto questo a una mera competizione, volta a creare intrattenimento vuoto, è cosa povera.
Quindi non hai mai pensato a un talent o a un lancio televisivo per il tuo progetto?
No. Quella senza i talent è una strada diversa, più lunga, più impervia, ma più soddisfacente e vera, di legno e non di plastica. C’è da suonare più che si può e nel frattempo si matura e con te matura la tua musica. Ovviamente ti crei un pubblico con più fatica, ma se ci riesci… Che soddisfazione!
Durante quest’ultimo periodo diversi artisti (anche del calibro di Nick Cave o simili) hanno realizzato concerti in streaming. Hai visto qualcosa di interessante? Hai fatto tu stesso qualcosa in tal senso? Come sei sopravvissuto alla mancanza di live in questo periodo?
Non ho fatto concerti in streaming, non credo nell’intensità di questo tipo di esperienza. Se vado ad un concerto voglio sentire la puzza di quello al mio fianco che non si lava da due settimane, il contatto umano, la performance dell’artista che cambia a seconda del feedback che si instaura con il pubblico. Perché è così che funziona: non si tratta solo di musica, di cachet e di incassi. Quella è la parte socio-economica della questione, quella priva di poesia. A un concerto c’è un vero e proprio scambio energetico, quasi di mutuo soccorso.
Sei già riuscito a suonare dal vivo “Quel CD dei The National”?
Ho avuto il piacere di suonarlo di recente, con la mia band. È stato un momento catartico e molto emozionante.
E adesso?
E adesso si lavora al disco! E si andrà a suonare dove mi chiameranno. Ci saranno anche altre cosette, ma non posso ancora rivelarti niente.