Quello che avete tra le mani è un ottimo biglietto da visita di 15 minuti.
404, il primo demo della band romana File Not Found composta da Claudio, Leonardo, Christian e Marco, si presenta come un prodotto discreto, in cui il contenuto conta più della forma (cosa rara, al giorno d’oggi, soprattutto nel panorama Hard Rock-Heavy Metal); una confezione semplice e una copertina in carta bicromatica (con l’ipnotico binomio nero-verde) racchiudono le tre canzoni, tre grandi sorprese per chi ha la pazienza di andare oltre le apparenze.
Lo stesso discorso vale anche dal punto di vista musicale: non si tratta di pezzi che rimangono subito impressi. Il che è un bene, in quanto sintomo di un rifiuto di melodie facili ed orecchiabili, come di ogni ricerca di sonorità costruite a tavolino.
Al contrario, una delle caratteristiche dominanti di questo EP è la personalità delle musica proposta, con riff e atmosfere mai banali.
“Leave the shit behind” è l’opener che parla chiaro già dal titolo; un pezzo diretto che racchiude l’energia e lo spirito compositivo del gruppo. La preparazione tecnica dei nostri si avverte dalle prime battute, quando su un duetto di basso e batteria che esprime l’ottimo feeling della sezione ritmica si innesta un riff di chitarra graffiante. La voce di Leonardo Meko fa da collante alla struttura mai monotona del brano.
Si prosegue con “Insomnia”, introdotta da una parte strumentale lunga (un minuto e mezzo sui poco più di quattro complessivi della canzone) ma d’impatto. Il rush iniziale lascia spazio ad un incedere più morbido, condotto da un arpeggio delicato. Il pezzo si snoda in un crescendo fino al primo, tagliente, assolo al termine del quale torna l’arpeggio, sempre sostenuto dal basso di Claudio che riempie e colora il pezzo.
La chiusura è affidata a “Crisis”, il brano più introspettivo e lungo del demo. Un fraseggio iniziale tra basso e chitarra ci introduce nelle atmosfere eteree del brano, sorretto da un dolce tema di chitarra. La parte centrale vede una decisa sterzata con un’accelerazione guidata da quel preciso e puntuale metronomo dietro le pelli che è Marco, fino alla chiusura con un bel solo costruito attorno al leit motiv.
Quella che rimane al termine è la sensazione piacevole di aver ascoltato gente che sa suonare e che ha qualcosa da dire con gli strumenti in mano. Oltre ovviamente alla curiosità di sentire altro. Ma forse è proprio questo lo scopo di un demo, lasciare il desiderio di sentire tutto il resto.
Alla prossima (più lunga speriamo) uscita!
Giulio Valli