Un trip decisamente gustoso. Prende e non molla la presa. Poi che dire: dalla loro c’è un rap che sfoggia melodie accattivanti e suoni arroganti con arrangiamenti davvero liberi, randagi, impulsivi. La psichedelia incontra il rap e si tinge di Jazz nel disco dei Fat Honey: si intitola “Grasso che cola” e vi invitiamo ad un ascolto attento, ragionato, misurato… anzi lasciatevi completamente andare.
Perché la papera bianca su sfondo giallo? Mamma mia che trip…
Esattamente per questo motivo.
E il grasso è anche un altro centro… che cola… grasso perché?
Invecchiando si tende a prendere un po’ di chili se non si sta attenti, ma in generale, l’espressione è utilizzata per sottolineare l’abbondanza e la positività di una situazione o di un risultato.
Avete molto gusto per la dimensione estetica. Belle le foto, la copertina: ma un video?
Monica Condini – MoniQue Foto ci ha dato un prezioso aiuto, è lei l’esteta della faccenda. Sempre con il suo aiuto abbiamo realizzato il video di Salta, co-diretto da Elisabetta Malchiodi.
Che poi siete da vestiti da api e mi chiedo: che sia l’ottica delle api il punto di osservazione del mondo che c’è nel disco?
La buona musica – secondo noi – è soprattutto un fenomeno collettivo. Collettivamente si raggiungono risultati altrimenti impensabili, e le api lo sanno bene.
Il futuro in alcuni synth… tantissima libertà espressiva… pochissima normalità. Sottolineo di questo disco la verità che c’è dietro l’espressione libera. Oggi, nei dischi moderni e in quelli del futuro, manca tantissimo… che ne pensate?
La normalità rassicura, ma annoia. I synth “futuristici” in realtà sono in giro da un sacco di tempo, come la musica di qualità, tutto sta nel riuscire a scovarla.