Nuove scritture, nuove melodie, nuove voci che però al tempo passato devono molto… devono molto all’indie rock italiano della scena nostrana che imperversava nelle province della fine anni ’90, devono molto alle nuove frontiere pseudo digitali che facevano capolino sin dentro i primi vagiti del nuovo millennio. Il suono suonato dei Fantasmi del Futuro è alternative, è stoner, è grunge se vogliamo essere più romantici e lo ritroviamo anche capace di una individualità che non scende a compromessi e non cerca etichette per identificarsi. Eponimo Ep d’esordio del trio che vede in prima linea Davide Dalla Pria, basso e voce dei Polar for the Masses. E con lui Denis Forciniti e Luca Zordan (rispettivamente chitarra e batteria nei Vaio Aspis) in un debutto uscito per Seahorse Recordings. Da segnalare il featuring di Paolo Topa (Il Vuoto Elettrico) nel brano “Il club delle lame”.
Dai Polar for the Masses ai Fantasmi del Futuro. In qualche modo, voce e basso a parte, esiste un ponte di comunicazione tra i mondi che rappresentano?
Ciao qui Denis, il chitarrista dei Fantasmi, a questa domanda vorrei rispondere in prima persona in quanto mi risulta più semplice.
Il bello dei Fantasmi dal Futuro è che ci sono diversi mondi che si incontrano. Io ho avuto trascorsi Metal prima di arrivare ai Vaio Aspis assieme a Luca con il quale ho suonato anche negli Haru no Kaze e durante il lockdown, per non fermarmi “artisticamente” ho creato “Forcy”, il mio progetto solista. Luca come anticipato sopra, ha avuto anche lui altre esperienze prima di suonare con me, mentre come già sapete, Davide arriva dai Polar for the Masses ed ha anche lui il suo progetto solista Spia. Se guardi bene, alla fine un ponte c’è e si chiama “musica”. Tutti e tre amiamo suonare, creare e condividere la nostra musica e non vediamo l’ora di farlo dal vivo.
Qualcuno dice che non ci lasceremo mai alle spalle il grunge e il post punk italiano degli anni ’90. Un po’ come il pop… cose eterne… che ne pensate?
Sicuramente parliamo di qualcosa che ha segnato un’epoca e che nel bene o nel male ha accompagnato generazioni di giovani negli anni 90. Ancora oggi sentiamo ad esempio brani dei Nirvana e a nostro avviso non crediamo che tra 30 anni sentiremo i brani che ascoltano i giovani d’oggi…ma magari ci sbagliamo.
Dal futuro “tornate” per contaminare il vostro suono o per evolverlo a nuove cose?
Sicuramente come ti dicevamo all’inizio cercheremo sempre di evolvere e sperimentare, venendo da esperienze diverse e non avendo particolari chiusure mentali, ma le nostre radici sono le nostre radici e quelle, per forza di cose non potranno mancare, sono parte di noi!
Eppure, parlando di sociale, parlando di “Io non voglio”, siete assai critici verso il futuro… almeno verso questo tipo di futuro…
Siamo sicuramente critici verso questo tipo di futuro, perché come sempre non sono gli strumenti il problema, ma l’uso che di essi se ne fa.
E nel futuro anche il rock avrà l’autotune?
Ehilà! Speriamo di no, altrimenti vi chiederemo i diritti!!!
Scherzi a parte al momento è il nostro segno distintivo e chissà, magari qualcun altro si cimenterà in questo campo, l’importante per noi alla fine…è che sia ROCK!