La musica è purezza. Molti se lo sono dimenticati e si costruiscono. O vengono costruiti.
Non è così per i Joe Victor. Coordinate: Creedence e Fogerty, Simon & Garfunkel, Beatles, Who e tutto quel patrimonio antropologico musicale che si concretizza nei Cinquanta ma che risale a molto, molto prima e che a noi è giunto come blues e gospel.
Trovi dal singolo che ti ammalia (“Love me”) alla passeggiata in cappotto tra le ville inglesi nelle giornate ventose (“Days”), dal suadente abbinato alla grinta (“Made 2 B the 1”), alle magie vocali di “Tomi” e alle malinconie sorridenti di “Cold”.
Un debutto che sa di unicum nel panorama italiano e che riesce a rieducare il pubblico a sonorità classiche, a fare da tramite tra i tempi mitici e ruggenti e quelli attuali un po’ troppo autoreferenziali. Ma la chiave di lettura sta nel live.
Per conoscere i Joe Victor veramente bisogna vederli live, divenire partecipi di quel tutt’uno che diventa la band e il pubblico, dove i quattro ragazzi sono soltanto degli “strumenti” posseduti dal Dio della Musica col compito di educare i discepoli. Purezza al 100%.
Giovanni Romano
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