– di Roberta Matticola –
«Sì, eccolo»
Una frase semplicissima, composta da solo due parole, nella foto che gli Eugenio In Via Di Gioia hanno pubblicato qualche settimana fa per annunciare il loro nuovo tour invernale. Un “sì, eccolo” che non voleva solo parlare della nuova tournée ma, implicitamente, indicava anche l’arrivo di un nuovo album.
Ed eccolo infatti: L’amore è tutto. Un album pubblicato lo scorso 21 marzo per Woodworm Label e Carosello Records che segna il ritorno della band torinese con una raccolta di inediti che fa seguito al precedente Amore e rivoluzione (2021). Anticipato da un videomanifesto e dal singolo Buio – presentato in anteprima a trecento persone attraverso il progetto online Canzoni al telefono – questo quinto album della band torinese segna l’inizio di un nuovo loro percorso musicale.
Forse si dice ogni volta, a tal punto da risultare una frase ridondante, ma mai come in questo caso è necessario pronunciarla: in questo lavoro gli Eugenio In Via Di Gioia mostrano una maturazione stilistica, musicale e (probabilmente) personale. Un lavoro che si inserisce coerentemente nel solco già tracciato dal precedente album, creando (ironicamente) un gancio con il titolo del precedente: quasi a voler sottintendere, in un modo molto metaforico, che l’amore è talmente rivoluzionario, da diventare il motore di tutto. Dieci brani che seppur tematicamente diversi sono tutti legati tra loro da un filo rosso, ovvero i rapporti umani: «Queste dieci canzoni oggi ci rappresentano più di qualunque altro brano mai suonato prima. Sono le nostre storie, del noi bambino e adulto, del nostro sentirci parte di un universo che è l’infinito intorno a noi, ma che si riflette dentro fino a sprofondare nel buio più profondo, è l’esplorazione del corpo, la libertà dello spirito, l’estasi» (dal comunicato stampa).
Mai come in queste canzoni, gli Eugeni mettono al centro l’uomo: la coesione e la collaborazione, l’unione, la bellezza del sentirsi vivi e parte del mondo, la sensazione di benessere nel provare e ricevere affetto, di sentirsi parte di un tutto condividendo, fuori dagli schermi, la propria vita con qualcuno. Se dovessi riassumere il lavoro con una sola frase direi un semplice “perdersi senza linea”, intendendolo come un perdersi nella realtà, nelle cose semplici che la vita ci offre ma che, viste con attenzione, sanno rivelarsi le più belle che la nostra esistenza possa offrirci. Come anche il titolo stesso del lavoro suggerisce, L’amore è tutto parla in toto di questo sentimento non soffermandosi solamente su un mero rapporto di coppia, ma estendendolo al prossimo, alla propria vita e, soprattutto, a sé stessi. Infine è singolare notare come, mai come in questo lavoro, viene meno (fatta eccezione per L’ultima canzone) l’allegra ironia classica degli Eugeni (es. Pam, Giornalaio, La punta dell’iceberg, Umano) con i suoi sottili giochi di parole: motivo per il quale questo si può definire un vero e proprio album di maturazione.
Alddentriamoci nell’analisi dei brani dell’album iniziamo col porci una semplice domanda: perché cercare affannosamente un altro mondo quando è possibile trovare il bello anche leggendo un semplice libro? Un’altra America, il primo brano dell’album, è infatti un inno ai tempi lenti, al riscoprire la bellezza delle cose più semplici che, sfuggendoci dagli occhi, non ci rendiamo conto di quanto siano speciali ed unici: un brano che assume i contorni di un dialogo tra l’io “fanciullo” e l’io maturo che affronta la frastornata quotidianità.
Coesione, unione, fondersi l’un*con l’altr* in «una danza, un rituale, un istinto naturale» che crea un movimento che genera vita, appagamento e estasi: Danza è forse uno dei brani più “espliciti” che il gruppo abbia mai scritto, che sa rapire proprio per l’ipnotico ritmo che è riuscito ad infondergli e che, ancora una volta, coinvolge con estrema naturalezza. E poi ancora se la vita è un viaggio, l’invito è quello di viverla nella pienezza respirandone anche i momenti di incertezza, spinti dall’ebbrezza e dall’entusiasmo, spingendoci come dei moderni Ulisse oltre le colonne dell’Ercole dell’ignoto e rischiando tutto per raggiungere un sogno come cantano in Per ricominciare: abbandonare tutto e ricominciare da zero perché un passo non fatto oggi, potrebbe essere un rimpianto nel futuro.
Intensa Buio che racconta la paura del trovarsi improvvisamente soli, continuando a vivere attraverso uno schermo che illumina il volto ad ogni ora del giorno, soprattutto di notte quando si avverte maggiore solitudine: stilisticamente richiama molti dei brani di “denuncia” che gli Eugenio In Via Di Gioia hanno scritto in passato (ad esempio il consumismo de Il mondo che avanza o la necessità di vivere una dimensione reale e non digitale di Portami), sottolineando come il benessere – soprattutto mentale – sia una tematica fortemente sentita soprattutto in questi ultimi anni, in cui tendiamo ad allontanarci sempre di più da noi stessi, per essere sempre più uguali agli “altri”: quasi una prosecuzione di Giovani illuminati. Come anticipato, L’ultima canzone (che è la penultima!!) è la cifra ironica di questo lavoro che ci trasporta sul Titanic un momento prima del suo inabissamento, con una palese citazione a Leopardi in quel «ma com’è dolce naugrafare!». Quando tutto attorno crolla, quando sembriamo non avere via d’uscita cosa ci resta? La musica e quindi cantiamo: «Mentre le più grandi tragedie dei nostri tempi riescono a trasformarsi in hype, numeri, opportunità, spettacolo, che si trasformano in mostri nell’armadio, argomenti da bar, luoghi comuni, ecco che emerge la sensazione che tutto sia inutile, un senso di impotenza e di impossibilità. E allora tornare a costruire qualcosa con le proprie mani, di piccolo, di semplice come cantare, forse è più salvifico di grandi gesta» (sempre dal comunicato stampa).
Tra una personale ode alla Luna (nell’omonimo brano), una nottata di domande ed incertezze cantata in Notte gelida, il sottile equilibrio di opposti che tiene vivo un amore di Infinito, e la necessità di stare con se stessi in Stammi Lontano, si comprende come, da un punto di vista musicale, L’amore è tutto si apre a diversi scenari. Alla base pop prevalente in tutti i brani, la produzione di okgiorgio e Duffy (plot twist in Amore e rivoluzione) aggiungono dettagli spiccatamente dance in brani come Danza o ancora in Tutto, focus track del lavoro in cui si esalta l’io come centro di tutto, un manifesto in cui noi siamo la bussola di noi stessi.
Un album umano, quindi, pregno di incertezze sul futuro. Per contrastarlo, il gruppo di Torino ha avuto un’altra delle sue numerose idee originali: hanno ideato dei tarocchi per accompagnare l’album, composti da trentatré carte che rappresentano i brani e, nello stesso tempo, se interrogate sanno rivelare il destino.
L’unione che gli Eugenio In Via Di Gioia hanno sempre professato, con L’amore è tutto è diventato sempre più realtà: oltre al tour in partenza il 4 aprile da Perugia, in occasione dell’uscita dell’album hanno creato un evento diffuso in tutto il mondo grazie alla collaborazione con Mezzo Forte, un creative tech studio che realizza esperienze sonore immersive. Il 18 marzo in diverse città del globo, sono stati creati dei punti di ascolto dove fruire dell’album in anteprima coinvolgendo, unendo e conoscendo fan dispersi in tutta la città al fine di condividere emozioni e pareri sul loro nuovo lavoro.
Una rappresentazione fisica che l’amore è tutto e noi siamo al centro di questo universo infinito.
L’amore è tutto è un viaggio emozionale in cui perdersi per riscoprire la bellezza dell’essere vivi, dell’essere persone, esseri raziocinati; un inno alla vita in un mondo al collasso: l’unico messaggio positivo che ci capiterà di ascoltare e che ci farà rendere conto di quanto sia bello esistere. E condividerci.