Sembra esistere un bivio netto dentro questa nuova canzone italiana. Un bivio che da una parte mette la trasgressione in tutte forme accese, anzi spinte direi quasi… dall’altra la ricerca del classico che passa inevitabilmente per tutte quelle soluzioni ampiamente sdoganate dalla storia. Ed è qui che la storia si fa… perché riutilizzare strumenti e soluzioni poi significa anche farli propri… ecco dove cadono molti o dove molti pagano pegno. E un bel disco come “Italiòpolis” ahimè il debito di stile lo paga tantissimo soprattutto per il taglio della voce del nostro Eugenio Balzani che si adagia (forse troppo ingenuamente) alla sua essenzialità, punto in cui però vivono in gran salute nomi a cui il disco inevitabilmente finisce per ricondurre e (anzi) assomigliare. Il nuovo disco del cantautore di Cesena si poggia dentro un bellissimo suono vintage anche così voluto e ricercato dalla sua Recover Band e da quel Wurlitzer che spicca sovrano sull’ascolto e quel suono suonato che sa molto di famiglia, di calore di casa, di cose piccole della soffitta. Tutto il disco, dentro brani più quadrati e pop come “Il luna park dei pazzi” fino a tonalità più scure e latine come quelle di “Sentimentale”, o citiamo anche la romantica dolcezza di “L’Albero della vita”, insomma tutto il disco sembra uscito da una serata invernale fatta di legno, di amici, di cose piccole visto che in questa assurda attualità, come anche denuncia “Samurai”, sembra mancare proprio l’uomo nella vita di tutti noi.
Non ho trovato efficace la chiusa, questo brano inaspettatamente in inglese dal titolo “Happy Birthday Jesus”, bella la sua cadenza da vero folksinger americano per quanto dalla pronuncia a certi arrangiamenti siamo traghettati nella nostra piccola Italia(pòlis) – se mi si concede il gioco di parole.
Un bel disco, decisamente ispirato, alto (come si dice ormai delle cose fatte con eleganze e gusto), un disco che meriterebbe decisamente altri posti se non fosse che il grande mercato ha già sdoganato i marchi di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Brunori Sas. E il nostro Balzani ne pagherà pegno, come dicevamo, se non corre in direzioni decisamente prive di riferimenti, visto che in questa Italòpolis siamo destinati ormai alla mera apparenza e al poco interesse verso i contenuti.
Questo disco invece alla lirica restituisce un senso pop davvero utile, efficace e intelligente: forme quotidiane, vita allegorica, mi piacciono le figure che scendono in campo, mi piace quel far vedere immaginando più che la narrativa sfacciata o la parola che punta dritto e non da scampo. Si gioca un equilibrio che non penso sia facile da raggiungere con questa resa di semplicità accomodante.
Noi lo mettiamo in circolo “Italiòpolis”… diteci la vostra… che poi, per coma la penso io, tutti somigliamo a tutto. Smettiamola di fare della vita una categoria e ascoltiamo quel che l’artista ci dice anche Balzani – prendendo i prestito le sua parole – siamo la foglia che tornerà dal tempo per abbracciare il suo albero.