Si intitola “Girasole” questa dolce ballata in bilico tra il pop ed il folk del cantautore abruzzese Enrico Lombardi che probabilmente alle etichette non ha mai badato visto il carattere ben formato e maturo con cui sfoggia il suo messaggio d’autore attraverso una canzone romantica, vellutata, priva di edulcorazioni di scena senza coerenza. Anzi, di coerenza ne è pieno questo primo singolo che troviamo in rete anche coronato dal video ufficiale. Liriche che inneggiano all’ambiente certamente, eleggendo il girasole a vittima alla quale, ognuno di noi (e Lombardi ne diviene portavoce o anche simbolo di coscienziosa auto-analisi di noi tutti) si trova a chiedere scusa per questa continua violenza che gli viene restituita ogni giorno. Degrado ambientale dicevamo ma anche romantica visione di speranza che mi piace rintracciare nei toni maggiori della melodia e nel testo che si dipana soprattutto nell’inciso… ci piace questa freccia acuminata che lancia alla coscienza di noi tutti quando lascia intendere che le nostre scuse non serviranno ad alleviare il peso delle colpe, quando poi toccherà vederle rotolare in fondo al mare, sepolte dalla verità. “Girasole” proviene dall’America di quel folk-rock che abbiamo importato da noi fin dai tempi dei primi suoni post-beatles, un mood limpido e leggero, dolce, senza strattoni di sorta.
Qualcuno disse che il rock è morto e la storia ha dimostrato che si sbagliava. Qualcun altro disse che il romanticismo dei cantautori pop è finito, e anche qui penso che potremo discuterne. Tu che dici?
Sono la persona meno indicata per offrire chiavi di lettura di cosa è la musica oggi. Non so davvero che dirti. Faccio fatica a trovare un senso a quello che è il mondo discografico attuale, soprattutto quello italiano. Fondamentalmente perché sono un ingenuo, penso alla pelle d’oca e alle lacrime generate dall’ascolto dei miei dischi preferiti e mi dimentico sempre che la musica è un prodotto qualsiasi, come un detersivo, il menu al ristorante, un giro sulla giostra del momento. Penso all’arte e mi vendono bulloni. Credo abbia senso dire soltanto che le emozioni umane, il romanticismo, la protesta, la ribellione, troveranno sempre sfogo nella musica. Solo, vanno contestualizzate nella propria specifica epoca sociale, tutto qua. Attenzione, non giudicate, ma contestualizzate.
Il “Girasole” è un simbolo forte, d’amore, di perseveranza… ma anche testimonial di Green Italia e di tutto un filone – appunto – ambientalista. Tutto questo ti ha condizionato per scegliere di parlare proprio di un “Girasole”?
Tu pensa che lo scopro solo ora, con te, dell’esistenza di questo movimento politico ambientalista. Li seguirò, vediamo se sono cazzuti come sembrano. Il girasole per me ha sempre rappresentato un’immagine che avevo da bambino, quella di un periscopio che la terra usa per osservarci, un occhio su come noi viviamo sulla terra. Non so da dove provenga questo film mentale, magari sono stato influenzato da qualche video da figli dei fiori, forse c’entrano qualcosa le animazioni di Terry Gilliam, non so. Ma è un’immagine poetica che mi piace.
Parliamo di forma e di ispirazione. Il pop nelle sue accezioni forse più classiche diremmo noi. Ma per scendere più nel dettaglio? Il punto di origine della tua ispirazione?
“Girasole” è un brano folk-rock intriso d’America, in cui lo sviluppo del testo ha condizionato la struttura del brano e credo anche il suo arrangiamento. Normalmente è più facile che io modelli il testo in funzione dell’idea musicale. Qui invece il testo pretende di essere ascoltato, riflette una mia esigenza di riflessione. Il riferimento all’America arriva poi forte perché se ho passato la mia vita ad ascoltare Bob Dylan, gli Allman Brothers e Neil Young, non è che potete aspettarvi da me l’elettronica. E non è che non abbia ballato con i Prodigy o i Chemical Brothers, anzi, oppure che non ami il rap di LouX: è solo che questo è il modo più genuino, spontaneo e coerente che ho scelto per esprimermi con la musica. Mi dispiace quindi: niente synth anni ottanta, niente autotune, niente dissing, niente nuovo che avanza. Almeno per ora.
Il “Girasole”… ci hai mai pensato seriamente a cosa penserà davvero se un giorno dovesse assistere alla fine dell’umanità?
Beh, si che c’ho pensato, c’ho pensato seriamente nel momento esatto in cui ho scritto la canzone. Contemplerà le nostre scuse rotolare in fondo al mare, sepolte dalla verità.