– di Naomi Roccamo –
Elena ha 19 anni, viene da Forlì e quest’anno ha realizzato uno dei suoi sogni, arrivando fra le Giovani proposte del Festival di Sanremo e venendo diretta da Beppone Nazionale Vessicchio con la sua Che Ne So.
Avevo già sentito parlare di lei e suo fratello Francesco, con cui condivide sogni e canzoni e, dopo esser rimasta affascinata dal suo look fiabesco argentato che sicuramente ricorderete dopo la sua esibizione, ci ho fatto una chiacchiera.
Ciao Elena! Come stai? Sei ancora emozionata?
Eh sì, ancora un bel po’ direi. Sto molto molto bene.
Quindi hai preso bene questa prima fase nonostante l’eliminazione!
Sì dai (ride, ndr).
Allora voglio iniziare con una domanda un po’ frivola. Ho apprezzato il tuo outfit sul palco. Volevo chiederti se c’è il tuo zampino dietro. Svelaci un po’ i dettagli.
È stato un comune accordo fra me, la mia stilista, l’assistente e i creatori ed è stato realizzato da Marco Bologna che lo ha modificato su di me. Diciamo che l’intento era quello di colpire e impressionare un po’ mantenendo la leggerezza del brano, come se lo rispecchiasse. Ho letto vari commenti su Twitter in cui vengo paragonata a una bambola assassina o a Dorothy del Mago di Oz e mi ha fatto piacere perché in realtà era quello che volevamo!
Verissimo! Questa era più che altro una curiosità personale ma sappiamo quanto siano discussi i look sanremesi, se ne parla quasi quanto si parla dei brani in gara, quindi in realtà non è così strano da chiedere. E tu hai attraversato una fase preliminare prima di arrivare a Sanremo, venendo scelta fra alcuni giovani artisti…
Ci sono due strade per partecipare a Sanremo Giovani: una è Ama Sanremo e una Area Sanremo, con cui puoi collaborare anche se non sei sotto etichetta, come nel mio caso all’inizio. Io sono stata selezionata proprio lì.
Sei molto giovane, del 2002, ed eri in un contesto molto giovanile. Sappiamo che l’attuale panorama musicale è ricco di piccoletti, che però sono tutto fuorchè piccoli, ma anzi si tratta di una generazione avanti su più aspetti. Mi chiedo com’è avere 19 anni nel 2021 e com’è averli ed essere un artista.
Ma io ti dirò mi sono sempre sentita un po’ più grande rispetto alla mia età in base a come penso. Mi sento a mio agio sia con chi è più piccolo che con chi è più grande di me, forse coi più grandi un po’ di più ma perché la mia generazione, anche se non in tutti i casi, come dici tu è indirizzata avanti, come se fossimo cresciuti in poco tempo, probabilmente anche grazie ai social.
Sì, è proprio come se si fosse abbassato il livello di differenze minime di età. Poi se si indaga un po’ di più le differenze sono meno sottili, però a primo impatto è così. Parliamo di Che Ne So, la canzone che hai portato a Sanremo. Tu sei relativamente piccola ma hai parlato di un rapporto indefinito, una situazione molto comune quando si è giovani. Parla di qualcosa che ti è successo personalmente?
Sì, sì è d’ispirazione autobiografica. Parla proprio di una storia mai iniziata e scriverlo mi ha aiuto ad elaborare tutto quello che è successo.
Immagino la gioia del poterlo raccontare a tutta Italia cantandolo. Comunque quando si dedicano delle canzoni a queste mini situazioni gli si dà inevitabilmente più importanza. E parlando di rapporti decisamente più felici, che legame c’è con tuo fratello Francesco, produttore dei tuoi pezzi, aldilà dell’aspetto musicale che vi vede molto in sintonia? La passione che avete per la musica ve la siete trasmessi a vicenda?
Noi siamo sempre stati decisamente molto legati e crescendo abbiamo iniziato a scrivere musica, ognuno le proprie canzoni, però siamo continuamente influenzati l’uno dall’altra. Rimane la prima persona da cui corro quando sento un pezzo nuovo.
Eh, il discorso di differenza di età minima credo valga anche qua. Sembrate coetanei. Da un lato strano, dall’altro bello condividere i gusti musicali con qualcuno di età diversa dalla tua.
Sì, esattamente pur avendo tre anni di differenza non si sente per nulla! C’è del bello.
A proposito, tu che musica ascolti?
Diciamo che spazio molto ma prediligo il pop R&B, che alla fine è anche il genere con il quale scrivo, che sia spagnolo o inglese. In particolare adoro H.E.R., trovo che sia una cantante fantastica, la amo. Non so se mi piace e basta o se mi piace perché ha una vocalità simile alla mia e riesco a cantare le sue canzoni, può anche essere, però mi ci ritrovo proprio nel suo sound.
Questa cosa che hai detto è molto interessante. Ci sono artisti che non amano riascoltarsi ma adorano ascoltare generi simili al loro, coerentemente con quello che hai detto.
Sì, in effetti in certe parti della giornata vorrei ascoltare solo miei pezzi, perché ci sono delle cose che mi riguardano e che riesco a esprimere solo lì e mi danno la carica. Infatti non vedo l’ora di fare uscire quelli nuovi così posso riascoltarli avendoceli già belli pronti (ride, ndr).
Penso sia soddisfacente da dire a fine lavoro! Volevo chiederti qualcosa su Petali di Stelle e Luna, cioè praticamente il riadattamento della canzone di Sailor Moon. Si sente la tua voce da bambina, adesso cambiata. Che ricordo ti porti addosso? E soprattutto ti piacciono gli anime o li consideri di nicchia?
Esatto, credo siano una di quelle cose che potrebbero piacermi molto se solo li guardassi ma, sarò sincera, non li guardo. Ride, ndr. Quella canzone invece l’ho fatta da piccolina tramite un progetto insieme a Nicola Carrassi. Avevo 14 anni! In realtà ho un bel ricordo, ero contenta di farla anche perché ora come ora credo di no, ma in quegli anni mi sarebbe piaciuto fare le colonne sonore dei cartoni animati. Ora non credo di avere l’interesse o la voce adatta per farlo, però è stato divertente. Il mio focus è su altro. Volendo fare anche l’attrice devo accontentarmi di essere cantautrice e attrice e basta, non posso spaziare troppo!
Non sapevo volessi fare/avessi avuto esperienze come attrice. Hai fatto teatro?
In realtà io ho proprio iniziato dal teatro e all’inizio volevo fare l’attrice. Poi iniziando a scrivere canzoni si è sviluppato anche il desiderio di voler essere una cantautrice. Diciamo son due sogni paralleli e si possono realizzare entrambi.
Il canto e la recitazione si influenzano molto, non è una novità. Hai progetti futuri riguardanti quell’aspetto lì? E ne hai già per la musica?
Diciamo che per ora mi sembra più giusto dedicarmi alla musica, avrò il tempo di pensare al teatro o al cinema strada facendo, spero! Sicuramente quando questa settimana sanremese finirà inizierò a lavorare sui nuovi testi, che usciranno presto! La mia strada è molto legata a quella di mio fratello e al nostro progetto da solisti che poi si unirà sporadicamente e inevitabilmente.
Passare qualche ora lì all’Ariston sicuramente ti avrà portato ad essere protagonista di qualche aneddoto che ti è rimasto impresso. Ci puoi dire qualcosa a riguardo?
Beh sicuramente la prima cosa che mi viene in mente è che subito dopo la mia esibizione ho incontrato Arisa dietro le quinte, perché era la prima dei Big ad esibirsi, che mi ha fatto i complimenti e poi in camerino mi ha detto “Eccola la nuova Arisa 2021! Spero che vinca tu!”.
Ci sono delle analogie in effetti fra la tua canzone e la sua Sincerità e lei è una di quelle artiste che riconduci sempre a Sanremo. Le noti e, se sì, ti fa piacere che ci siano?
Sì, in realtà ho sempre ammirato Arisa e La Notte è stata la prima canzone che ho studiato a canto! Sono palesi i rimandi alle sue sonorità. Mi piace questo paragone, anche se con i nuovi brani vedrete che in realtà in me c’è tanto altro!
E degli altri artisti in gara fra i Big chi apprezzi?
Tutti, però in particolare mi piace molto il testo della canzone di Fulminacci e Willie Peyote penso sia da ammirare, è un rivoluzionario. Poi vabbè i Maneskin, Madame, Annalisa, Arisa, anche Fedez e la Michielin bravi davvero.
Quest’anno il festival è molto indie, ma perché la musica italiana lo è.
Esatto, per fortuna ne è lo specchio.
Ok, smetto di tenerti in ostaggio e ti faccio un grande in bocca al lupo!
Graaaazie. Crepi il lupo!