Si intitola “Noi siamo Elefanti” il progetto del duo formato da Francesco “Shamble” Arciprete (voce, chitarra e basso) e Matteo “Teo” Belloli (batterista e seconde voci) che ci propone un sound non particolarmente originale se pensiamo ai grandi White Stripes e a tantissime altre forme simili…arrivando anche ai nostrani Pan Del Diavolo. Ma di certo la personalità degli Elefanti si fa sentire non tanto per la voce sempre distorta, quando invece per l’ambizione di relegare a tutto questo uno scenario POP italiano. In rete il video di lancio che, maschere a parte, la dice lunga su tutto l’indie pop degli Elefanti.
Elefanti. Quanto la vostra musica attinge all’immaginario di questi bestioni? Oppure c’è dell’altro?
L’idea del nome ELEFANTI viene da Matteo. Cercavamo un nome per la band che non ci vincolasse troppo ad un genere (certo, se ti chiami ELEFANTI non fai musica classica), che fosse immediato e al contempo “imponente”, come l’idea di musica che avevamo in testa: pezzi diretti e orecchiabili. In un primo momento il concetto era più maschio, sicuramente, ingentilito e raffinato poi con il tempo e con il lavoro di produzione artistica… ma qualcosa di più “pachidermico” non è detto che non arrivi con i prossimi lavori.
Levateci subito la curiosità: quanto c’è di White Stripes in tutto questo? Dal titolo alla line-up?
Sono in molti a credere che in noi ci sia qualche riferimento implicito o esplicito al duo statunitense. In realtà la risposta è semplicemente: “Nulla”!!! Esistono tanti duo al mondo… in Italia si ricordano solo gli White Stripes, probabilmente per il po-po-ro-po-po-po-po dei mondiali del 2006. Anche dal punto di vista della line-up siamo distanti: Jack White enfatizza l’assenza di un basso nel progetto, cosa che noi non facciamo, anzi…
Mentre dall’Italia e dalla nostra scena underground, da chi state attingendo e cosa?
Ci fa piacere che il movimento underground italiano stia finalmente prendendo piede in modo “prepotente”: noi proviamo a dare il nostro contributo cercando di essere quanto più noi stessi possibile. Diciamo che siamo fonte di ispirazione di noi stessi. Ovviamente in modo più o meno diretto i nostri ascolti qualcosa ci lasciano… ma per lo più si tratta di ascolti internazionali.
Perchè la voce distorta sempre? Significato filologico o altro?
La scelta della voce distorta è nata durante la registrazione del nostro primo singolo “Nel Vortice (Non è facile)”, quindi, diversi mesi prima della produzione del disco. È nata, in realtà, per caso, da un momento di ordinaria follia dei nostri produttori che ritenevano che una saturazione potesse sposarsi bene con il timbro naturale di Francesco e da lì è stata riproposta anche nel disco. L’idea di fondo è quella di proporre un modello di voce nuovo per l’Italia (che da sempre promuove il bel canto pulito anche nel rock).
Esordire oggi…in un tempo di crisi…come la state vivendo e che aspettative riponete nel progetto?
La crisi c’è e si sente, soprattutto nel mondo della musica. La viviamo con le aspettative e le speranze di ogni musicista che si getta in pasto ad un mondo spesso cinico e mercenario (quello della musica)… Ma crediamo di aver lavorato bene e di avere un prodotto valido in mano, quindi, “avanti e a testa alta”!!!
Strategicamente avete pensato a percorsi paralleli per la vostra musica? Oppure vi state affidando ad una comunicazione classica?
Siamo in Italia e usciamo durante l’era del talent… è questa la comunicazione classica oggi. Essere “paralleli” vuol dire suonare nei locali e farsi il culo in giro per la penisola a promuovere il tuo lavoro molto spesso per una pizza e una birra. Quindi no, non ci stiamo affidando ad una comunicazione classica ormai. Per il mondo della comunicazione musicale odierna siamo una “novità”.