In anteprima su ExitWell
“Parti di te”
il videoclip di
EDOARDO NOCCO
“Parti di te” è il nuovo videoclip di Edoardo Nocco. Il brano è tratto dal suo ultimo disco, pubblicato per T-Recs Music, “Caratteri Difficili”. Un album di 11 tracce, con pochissimi strumenti digitali, quasi interamente suonato dal vivo.
Il disco è stato principalmente prodotto e arrangiato dallo stesso Edoardo Nocco, con la collaborazione, in alcune tracce, di colleghi tra cui Matteo Costanzo, Lorenzo Venturino, Samuele Puppo e Christian Di Giacomo.
Le canzoni hanno preso vita nelle campagne liguri in un piccolo studio di registrazione, Hill Studio Production, un luogo in cui musicisti e artisti si incontrano e si scambiano idee. “Caratteri Difficili” è, infatti, il risultato dell’incontro fra le menti di più persone che lo hanno reso ciò che è ora, donandogli così un carattere decisamente trasversale.
Edoardo presenterà il disco a Savona, la sua città, il 3 febbraio, preceduto dal videoclip di “Parti di te”, che vi proponiamo oggi in anteprima su ExitWell.
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– di Martina Rossato –
Partiamo dal titolo del tuo disco: quali sono i “Caratteri difficili” di cui parli?
Un insieme di tutte le persone – me compreso – che mi hanno spinto a scrivere le canzoni. In realtà ho scelto questo il titolo perché le due parole insieme suonavano bene, descrivevano bene le canzoni. Abbiamo voluto, anche come grafica, creare questi due personaggi molto astratti. Sono entrambi simili a essere umani, ma allo stesso tempo nessuno dei due ha un volto e hanno delle caratteristiche particolari.
Il disco è uscito da un po’, come sta andando? L’hai anche portato live!
Ho già fatto un paio di date, sì! Il disco sta andando bene, sto avendo riscontri positivi. Adesso stiamo lavorando con tutta la band per il tour.
Cosa significa per te suonare? Nei tuoi brani c’è tantissimo di te anche da un punto di vista molto intimo.
Per me fare musica è una cosa bellissima: ho la necessità espressiva di farlo. Ogni volta che mi succede qualcosa scrivo una canzone, ho sempre un diario dove mi appunto delle cose. Quindi fa parte della mia vita in ogni momento. Suonare dal vivo mi piace molto perché quando racconto le mie storie spero sempre che qualcuno ci si possa riconoscere.
A chi vorresti arrivare con le tue canzoni?
Alle persone come me, o che comunque si possano rispecchiare in quello che scrivo. Sono canzoni in cui si parla di relazioni, di come mi sento nei rapporti con la società, del desiderio di emanciparmi da una società in cui non mi rispecchio. Le persone della mia età penso possano capire certe situazioni di cui parlo, ad esempio in “Felicità fatti da parte”.
È sempre stato così o quest’urgenza si è evoluta con l’età?
Crescendo, tra università e mondo del lavoro, sono arrivato negli ultimi anni a vedere la situazione come critica. Anche dal punto di vista della vita professionale: è diventato difficilissimo sopravvivere. Io ho fatto il conservatorio e non è per niente facile. C’è proprio una voglia di emanciparmi da queste dinamiche. Alla fine bisogna accettare che le situazioni cambiano, come la società cambia. È tutto un cambiamento, un divenire. Questo è il mio primo disco vero e proprio, il primo era un EP, e mi piace come pensarlo come un periodo di vita che ho racchiuso in quelle canzoni.
Qual è la felicità a cui chiedi di “farsi da parte”?
Forse quel sentimento che ci fa ricordare dei momenti belli e piacevoli, ma che per farci stare meglio sul momento ci fanno pensare solo al passato. A volte è meglio mettere da parte queste cose e pensare ad altro, aprirsi a nuove esperienze. Emanciparsi per me vuol dire anche questo, lasciarsi alle spalle questi momenti.
Ora dici lasciarsi alle spalle, ma nel tuo disco ho sentito tanta mancanza e nostalgia.
Sì, ci sono delle mancanze di rapporti umani, anche nell’ottica della speranza. È anche dirsi: “Questa cosa è finita, okay, ma ce ne saranno di altre belle”. Finita una cosa, se ne può fare un’altra. Speranza per me stesso è anche questo, e poi non voglio che si pensi che il disco parla solo di amore. Si parla anche di rapporti familiari, rapporti di amicizia: della socialità.
C’è una canzone che hai scritto in quattro minuti: quanto sei impulsivo quando scrivi?
Scrivo canzoni da quando avevo tredici anni. Spero di aver imparato, col tempo, a conoscere il momento in cui ho un’intuizione. Di solito il momento dura veramente poco, due o tre canzoni del disco sono addirittura scritte di getto. Una, quando è mancata una persona a me cara. In quel momento è stato come se quella canzone la avessi trascritta, è stata una sensazione strana. La musica è imprevedibile e per fortuna non ci sono regole.
Come è andato il lavoro di produzione?
È stato interessante, un lavoro di squadra. I brani vengono dal mio pugno, ma per gli arrangiamenti è bello avere la collaborazione dei miei amici che suonano, di cui ho molta stima. Abbiamo registrato nello studio in campagna dove io produco anche altri artisti.
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