– di Angelo Andrea Vegliante –
A solo 17 anni, Petross sembra avere già le idee molto chiare, e non solo sulla propria musica, ma anche sulla concezione culturale della trap e su come il sistema scolastico italiano debba cambiare l’approccio a quest’arte.
Qualche tempo fa è arrivato il suo primo singolo da solista, Fam, un brano urgente, come racconta Purr Press. Cresciuto nei ghetti giamaicani, oggi Petross si vuole proporre nella scena musicale attuale riprendendo alcuni principi basilari del rap: usare la musica come strumento per esprimersi. Lo abbiamo raccontato per conoscerlo più da vicino.
Benvenuto Petross. Da quale esigenza nasce la realizzazione di Fam?
Fam è un brano nato per caso, per puro divertimento, che è l’aspetto più importante secondo me per fare buona musica. È un brano che utilizza gli schemi della trap per veicolare un messaggio semplice e immediato.
Come mai hai deciso di utilizzare questo biglietto da visita come brano d’apertura per la tua carriera artistica?
Credo che rappresenti un po’ il mio modo di vedere la musica, è un pezzo che dovrebbe far divertire, ballare, saltare, stare insieme, cosa che oggi a causa dell’emergenza COVID-19 manca tanto a noi giovani. Posso dire che uscire con questo brano come primo singolo da solista, dopo Volava con le parole in featuring con Merrick, rappresenta per me mettere in chiaro il ruolo della musica nella società.
Il tuo è un background che poggia le basi su rap e trap. Quali sono gli artisti che spesso ascolti e quali invece quelli da cui cerchi di imparare qualcosa?
Ovviamente la mia musica si avvicina al rap e alla trap, mi piacciono artisti come XXXTentacion, Travis Scott, Post Malone e apprezzo molto Ernia e Lazza, se vogliamo nominare degli italiani, ma in verità ascolto molti generi diversi e cerco di variare, prendendo spunto un po’ da tutto. Non ho paletti, non filtro i miei ascolti attraverso la scelta dei generi. Per me, se la musica è fatta bene e arriva, non ha limiti.
Negli ultimi anni la trap si è ritagliata un posto di rilievo nella scena musicale internazionale, portando con sé comunque numerosi detrattori che, spesso, rivolgono critiche molto aspre a questo genere. Tu cosa ne pensi? La trap viene criticata per partito preso oppure ci sono dei commenti costruttivi su cui si può discutere?
Ovviamente qualsiasi critica, se costruttiva, ha ragione di essere espressa e valutata. Quello che penso io è che forse la trap è “presa di mira” perché è un genere musicale non per tutti: il linguaggio, le sonorità, i temi spesso non vengono capiti e interpretati intelligentemente. Altra cosa importante è il contesto socioculturale in cui è immerso l’artista. Ovviamente, se vivessi ancora in Giamaica, la mia musica e i miei testi avrebbero altre urgenze, ma mi fa sorridere la scena musicale italiana, soprattutto alcuni della nuova leva, che scimmiottano artisti americani che raccontano la loro cruda realtà. E lo sanno tutti che è mera finzione, perché partono da una condizione sociale vantaggiosa, non è un segreto. Non riesco a capirne il senso, e posso dire che con queste cose non si scherza. Forse sarà per il mio background biografico che non mi sento di giocare con queste cose.
Tu fai parte del calderone degli artisti della musica emergente che, già prima della pandemia di coronavirus, avevano comunque delle difficoltà a emergere. Oggi, in questa situazione così complessa per l’umanità intera, cosa bisognerebbe pensare per incentivare i giovani verso la musica?
Ovviamente la cosa principale, secondo me, è fare musica perché se ne sente il bisogno e non per secondi fini. Per me è diventata un’esigenza vitale esprimermi attraverso questo strumento. Ogni persona vede la musica a modo suo e tutti hanno gusti diversi. Il consiglio che posso dare ai miei coetanei che si approcciano a questo mondo è fare musica per divertimento, intendo “perché è una cosa che ti fa stare bene”.
Nelle scuole italiane non viene dato molto spazio allo studio della musica. Si tratta di una carenza molto forte del sistema scolastico nazionale?
Secondo me la scuola dovrebbe avvicinare i ragazzi alla musica, all’arte e al cinema. Essendo una cosa che fa parte della nostra quotidianità, dovrebbe interpretare di più i gusti e le esigenze dei giovani e non imporre i loro percorsi a priori.
Torniamo al tuo progetto: quali obiettivi ti sei prefissato?
Arrivare a più gente possibile e fare in modo che possano capire e apprezzare la mia musica e la mia persona.
Cosa c’è dopo Fam? Hai già in cantiere qualche altro singolo, un EP oppure un album?
Sì, stiamo lavorando su qualcosa che mi rappresenta molto. Se questo primo brano è stato più di pancia, nei prossimi Petross metterà a nudo il suo cuore e i suoi sentimenti, semplici e quotidiani, in cui tutti i ragazzi come me si potranno riconoscere.