Un lavoro davvero interessante quello che ci propone Davide Donati, aka DURMAST. Si intitola “Alone” ed è un viaggio dentro al “magia” di ognuno di noi, dentro la solitudine che porta costruzione, introspezione, analisi e avventura. Un disco che formalmente nasce da un sogno e dentro il sogno resta incastrato cercando nel suono digitale e nelle tessiture strumentali di andare oltre la perfezione del bit, cercando il magico versante spirituale dell’uomo. Un disco che nella sua elettronica sfacciatamente anni ’90 restituisce un legame alla vita quotidiana e alle innumerevoli sfaccettature di fragilità. Un bellissimo viaggio, tra matematica, forma e misticismo.
Parliamo di geometrie. Nel suono come nelle immagini che hai restituito al suono… e parlo della copertina come anche delle grafiche del video di “Trip”. Che rapporto c’è tra forma e suono per Durmast?
Amore Odio, a volte sono attratto dalla geometria a volte la sento stretta come se volesse regolamentare troppo. Come nel suono che nelle grafiche/video di “Alone” c’è sempre un connubio tra geometria e forme astratte sia sonore che visive, per me vuol dire confinare stando in una comfort-zone ma quando si è oppressi viaggiare verso l’ignoto.
E restando nel tema dell’immagine, parliamo poi di retrowave e del filone molto inglese che hai scelto per le figure e le loro composizioni. Perché questa direzione?
Adoro le grafiche e l’immaginario Retrowave e OVOV (che ha curato la parte grafica) ha colto immediatamente i miei gusti e ha fatto calzare a pennello il tutto al progetto Durmast.
Raccontaci del suono. Siamo molto dentro le spirali elettroniche degli anni ’80 o sbaglio?
Non sbagli, anni ’80 e ’90 come se piovesse, ero troppo piccolo per viverlo ma mi hanno sempre affascinato quegli anni lì, sia per l’elettronica sia anche per altri generi musicali come il rock. Non ci faccio apposta, il più delle volte quando comincio una nuova traccia mi esce con synth, pad, drum anni ’80, ho provato a combattere la cosa ma dopo un po’ mi son lasciato trasportare e sono molto contento di averlo fatto.
Da soli… parafrasando il titolo di questo lavoro. Oggi la realtà individuale sembra essere solo questa o sbaglio?
La realtà è unicamente individuale, ognuno vede e vive una individualità in maniera diversa dall’altro ed a volte estraniarsi è l’unico modo per capirla e viverla così da conoscere senza influenze se stessi.
E poi è inevitabile citare il video di “Seer (La Magia)”. Qui addirittura siamo negli anni ’70… come nasce questo video?
Cercavo degli spunti per il videoclip di “Seer (La Magia)” e alla fine sono capitato su questa tv privata di Los Angeles, e tra i primi video che aveva c’era questo dove tre ragazze facevano questa sorta di riti un po’ freak, me ne sono innamorato perché l’ho trovato perfetto per il mio singolo, ho contattato la tv e chiesto di poterlo utilizzare e dopo loro autorizzazione ho rifatto dei montaggi ed ecco LA MAGIA.