L’avevamo annunciato e come promesso eccoci ad indagare da vicino. Scopriamo il suono e la penna indie-pop di Rosario Siciliano aka DueMari con questo lavoro dal titolo “In absentia Dei” uscito Formica Dischi. Un concept circolare come ce lo presenta lui stesso, di sicuro un momento sospeso dentro la forma comune che però cattura e custodisce il pensiero non comune. Ci ritroviamo nei meandri della canzone pop di oggi, dove nomi come Calcutta imperano sovrani. DueMari sembra voler cercare altro, nel suono, nel modo malinconico di pensare alla vita…
Ho come l’impressione, ascoltando anche i lavori precedenti, che questo sia decisamente più introspettivo, psichedelico in qualche misura… vero?
Sicuramente. I lavori precedenti erano dei “singoli”, ed in quanto tali avevano inevitabilmente la responsabilità di avere una completezza individuale. Avevano certamente anche loro una ricercatezza, ma era anche prioritario che arrivassero in modo tempestivo all’ascoltatore. Con “In absentia Dei” non sono sceso a compromessi, e questo mi ha permesso di sbizzarrirmi sicuramente di più.
L’elettronica gioca un ruolo maggiore, almeno nelle mie percezioni.Cosa ne pensi?
Non so se è l’elettronica che domina nell’Ep. Sicuramente il mio voleva essere un lavoro presuntuoso; ho sperimentato nel tentativo di creare un qualcosa di nuovo, che non fosse però eccessivamente trasgressivo o sperimentale. Non sono sicuro di esserci riuscito, quantomeno però nel mio tentativo fallito credo sia venuto fuori un Ep variegato . Ma se le piace pensarlo elettronico, a me comunque sta bene.
Un concept circolare… che intendi di preciso?
Confesso che inizialmente doveva essere un album, dunque mi rendo conto che dal momento in cui le tracce si sono ridotte a cinque è difficile ricavarci il filo narrativo (anche se in realtà, con un po’ d’impegno, ci si riesce pure), d’altronde mi scoccia essere spacciato e spiegarlo. Dunque vi do’ un indizio: il primo brano, “Ninna nanna” e l’ultimo, “Il linguaggio dei corpi (dove non esiste il giorno)” si svolgono nello stesso posto, allo stesso momento; è il cerchio che si chiude. In quanto alla forma musicale, assecondando appunto la narrazione, è circolare nella misura in cui l’Ep raggiunge una completezza solo pensandolo a puzzle finito, lasciando ad ogni tassello, quindi ad ogni brano, il suo ruolo. Probabilmente è per questo che le tracce risultano diverse l’una dall’altra.
Ricordo “Tu non sei come le altre”… l’amore che in qualche modo sfuggee va inseguito torna anche qui o sbaglio?
Non credo che l’amore sia il fulcro di questo Ep, piuttosto una scintilla. La fine di una relazione, quella raccontata in “Un giradischi e poi la nostra canzone …” è solo l’inizio di un effetto domino. Poi semmai ha un contorno passionale, certamente non lo definirei amoroso.
Ascolto questo disco e penso al suono dei quartieri di periferia… nonso cosa ne pensi ma trovo ci sia una correlazione fortissima… vero?
L’ho composto a Bologna; inevitabilmente ce la vedo un bel po’, ed a dire il vero forse più il centro che la periferia, ma riconosco che il volto del “centro” che racconto in questo Ep spesso, in altri contesti, assomiglia sicuramente più alla vita periferica. Quindi si, decisamente.