di Francesco Pepe.
ph. Marco Bonetti.
“Punk’s not dead” è uno dei motti più famosi della musica contemporanea, non c’è dubbio, ed effettivamente, nonostante le mille e più contaminazioni che ha subito il genere dagli anni ’70 ad oggi, non è mai morto, lasciando traccia di sé in tutte le generazioni di ragazzi realmente o metaforicamente ribelli nei confronti di qualcosa, che sia la politica, la scuola media, il liceo o la vita.
Nel 2018, quando la quasi totalità della scena pop-punk italiana ha appeso le chitarre elettriche al muro in favore della trap, c’è qualcuno che ha voglia di far suonare gli amplificatori e i club a ritmi altissimi: una band di Brescia, si chiamo Downflyers, e hanno da pochissimo rilasciato un album che è una vera bomba a mano di energia, Frequency.
L’incipit del lavoro è affidato ad una bellissima composizione di musica elettronica, che alza la temperatura fino ad esplodere nell’apripista “Heartbeat”, che mette velocemente in chiaro le regole del gioco: Questo è il pop punk del 2018, e questi ragazzi bresciani lo sanno fare e come.
L’adrenalina è altissima per tutta la durata dell’album, con pochissime pause a smorzare il ritmo, come l’interludio elettronico/sinfonico di “We Won’t Be Afraid” e la ballata “Silence”.
C’è tutto nella formula dei Downflyers, tutto quello che serve ad un grande disco pop-punk: cori da stadio, melodie azzeccatissime e sfacciatamente pop, catchy fino al midollo, piccoli accenni di sintetizzatori e arpeggiatori a colorare i ritornelli, batteria pestata fino all’ultima goccia di sudore e chitarre elettriche a volontà. Ci sono i Blink-182, i My Chemichal Romance, gli All Time Low, i Sum 41, i Green Day, quindi, se siete amanti di questa schiera di artisti, questo “Frequency” sarà manna dal cielo per voi, un’oasi di grande musica nel deserto. Se al contrario non avete mai digerito il punk, sarete sorpresi dalla freschezza e dalle bellissime idee melodiche di questi ragazzi, che mettono insieme dieci pezzi da classifica ascolti e danno nuova linfa ad una scena underground italiana che sembrava aver un po’ dimenticato i suoi ultimi dieci anni di produzioni.