In anteprima su ExitWell
“PETITE JOLIE”
la performance live di
DODICIANNI
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“Neverending Highway” è l’ultimo album di Dodicianni, cantautore, pianista, compositore e artista veneto. Il disco è un viaggio solitario tra sonorità pop languide ed effervescenze disco anni Settanta e Ottanta.
Undici tracce da ascoltare, ballare, osservare ad occhi chiusi.
“Petite Jolie” ne è un estratto; vi proponiamo in anteprima su ExitWell il video tratto dalla sua performance live del 27 aprile presso la Soho House Rome.
Abbiamo anche fatto qualche domanda a Dodicianni, per chiarire qualche curiosità sul nuovo album e le sue ispirazioni.
– di Martina Rossato –
È da poco uscito il tuo nuovo disco, che richiama un preciso immaginario cinematografico. Già in passato mi avevi raccontato che per te l’Arte è un tutt’uno e non ti piace dividere in scompartimenti tra musica, cinema, arti visive. Anche questa volta hai fatto un lavoro particolare, ti va di raccontarmi come è andata?
Sì ti riconfermo tutto, è ancora così. Questo disco si intitola “Neverending Highway” proprio per citare i migliaia di chilometri fatti per lavorare con molti produttori diversi. Viviamo in un’epoca musicale dove più che mai è importante collaborare e mescolare gusti e sensibilità diverse, perciò ho cercato con tutte le mie forze di poter lavorare con più produttori possibili dei quali ero prima di tutto fan. Ne è uscito un disco con otto produttori diversi che spero essere il più possibile onesto, anche perché non c’era molto tempo per creare sovrastrutture o retropensieri [ride,nda].
Un’altra costante è che hai lavorato alla produzione, tra gli altri, con Golden Years. Come è stato lavorare di nuovo con lui e come sono andate le nuove collaborazioni?
Pietro [Golden Years, nda] è stato il primo con cui ho iniziato a lavorare a questo disco, devo dire che l’idea generale risente molto dell’influsso dei suoi suoni. Un po’ con tutti i produttori comunque il modus operandi è stato lo stesso: davo a tutti una playlist con i miei ascolti che modificavo in tempo reale, così che potessero avere sempre il polso di cosa mi frullasse per la testa, e poi ci chiudevamo in studio per fare session, a volte molto lunghe, altre brevissime. Il risultato mi dicono essere comunque molto compatto anche se io non ne ho la reale percezione. Diciamo che la speranza era quella di riuscire a dare, con l’andare fisicamente in studio, a tutte le session, seguendo ogni fase della produzione, un comune denominatore a tutto il disco.
⬇ GUARDA IN ANTEPRIMA LA PERFORMANCE LIVE DI “PETITE JOLIE” DI DODICIANNI SU YOUTUBE! ⬇
“Neverending Highways” ha un andamento un po’ altalenante, sempre in bilico tra due opposti. È stato il tuo modo per cercare di trovare un ordine e un equilibrio?
Be’, un po’ credo rispecchi il mio carattere, forse non sono proprio la persona più stabile e univoca al mondo, diciamo. Più che trovare un ordine direi rappresentare un certo disordine, un’instabilità generale che non può che riflettersi sulla musica. Venendo a cose pratiche: nella playlist che ti citavo sopra c’erano i La Femme come Alizee o Dolly Parton.
Mi avevi parlato della tua passione per la Francia, ma questo disco ha tutt’altra ambientazione. Ci sono stati dei viaggi o dei momenti che ti hanno influenzato per la scrittura?
Sì c’è molta America, l’altro mio feticcio. Più che altro un certo tipo di immaginario americano, e quindi cinema, cultura pop, tutto il pacchetto proprio [ride, nda].
Sai cosa, ho avuto la fortuna di poter fare un album, undici tracce: non volevo mettermi paletti del tipo “no questo pezzo suonerebbe troppo così”, “questo troppo poco così”. Sapevo che era un’occasione per poter scrivere quello che volevo prendendomi il lusso anche di non fare necessariamente singoli. Ogni session quindi era prendere un foglio bianco e scrivere, scrivere e basta senza nessun’altro pensiero che non fosse parlare di quello che mi andava. So che può suonare infantile da dire ma è stato davvero, davvero divertente.