Esce mercoledì 15 dicembre 2021 per Dischi Sotterranei “Disagio Mediterranée”, il primo singolo in italiano di Vinnie Marakas, scritto e prodotto con il musicista e producer Riccardo Giulio Scarparo aka Richard Floyd. Troviamo qui synth galleggianti, ritmiche dance e bassi funk, espliciti riferimenti alla “Golden Age” della scena elettronica francese, linee vocali scanzonate e malinconiche, in cui sono riconoscibili gli influssi di un certo cantautorato “punk” italiano. Tutto questo confluisce in qualcosa che potremmo chiamare “Italian touch” in cui più urgenze espressive chiedono il proprio spazio vitale. O almeno il proprio lessico per essere ascoltate.
Ecco cosa ci ha raccontato!
Come mai questo cambio verso l’italiano?
Ogni incantesimo ha il suo proprio codice. Ogni lingua è parte di un medesimo gioco, con delle regole da imparare e da tradire. Quello che mi interessa è ciò che la parola, dicendo, non dice. Quello che il significato cela dietro di sé, con la distrazione di un suono. La possibilità stessa di “dire” è uno specchio dell’indicibile.
Hai dei riferimenti musicali anche italiani?
Da quando sono nato sono accompagnato da un fatto insolito: sogno i sogni di un altro uomo. Si chiama Bartolomeo Zorzi e fu un trovatore e poeta veneziano che componeva in provenzale. Una notte sognai un sogno che lo Zorzi dovette fare durante il suo periodo di prigionia a Genova tra il 1266 e il 1270. Nel sogno mi svegliavo (si svegliava) frastornato in una cella, e appuntavo (appuntava) su delle pagine un insolito sogno. Lessi cosa c’era scritto e rimasi sconcertato. Io sognavo lo Zorzi e lui sognava me.
Di cosa parla “Disagio Mediterranée”?
Di decadenza e improvvisazione. Di rovine e di ombre che vi danzano sopra.
Come nasce la tua collaborazione Richard Floyd?
Mi ero imbucato sotto falso nome a una festa di psichiatri romagnoli, a cui speravo di strappare qualche sessione prova gratuita di terapia. Avevo imparato un raggiro che volevo sperimentare, e insomma, ora non posso entrare nei dettagli di come funzionasse, ma lui era lì per un riconoscimento ad honorem o qualcosa del genere e fu l’unico a scoprire il trucco. Bevemmo molto. Quello che successe poi non posso rivelarlo ma posso dire che mi salvò la vita quando quegli psichiatri scoprirono che non ero il Dott. Vet. Lurio Tontino.
E adesso?
Abracadabra.