“Quanto è bello il silenzio, così non sembro banale”. Tiro via dal suo contesto questa bella frase che campeggia dentro “Via Elisabetta”, uno dei singoli scelti per fare da bandiera a “Il Pianto delle Sirene”, questo nuovo disco di Diplomatico e il Collettivo Ninco Nanco, ovvero del cantautore Francesco Scatigna e del suo “collettivo” formato da Luca De Toni, Michele Tedesco, Giovanni Favaro a cui si aggiungono Daniel Mastrovito e Federico Nelson Fioravanti. Ma c’è anche tanto altro che campeggia dietro un disco ed un suono che deve molto alla sintesi pop della ormai “vecchia” scena indie main stream. E tante variazioni sul tema anche, dal funky ei fumi alcolici di qualche stamberga di porto… senza farsi mancare anche qualche contorno graffiato da intenzioni un poco rock. Lo dichiara a gran voce: è un disco che porta in scena la consapevolezza che la realtà è fatta anche di cose poco incline a finire nei film a lieto fine. Tanto per dire…
Stregati da queste Sirene come dai sogni che abbiamo. La seduzione della vita che vorremmo contro quella che abbiamo. Sembra un po’ questa la chiave di lettura… sbaglio?
Il pianto delle sirene è un po’ come la versione alternativa, il lato nascosto della luna. L’album offre un punto di vista alternativo che potrebbe riassumersi con una semplice domanda “e se non fosse andata così? “.
Che poi pensando alla copertina, al video di “Nettuno”, al dramma della migrazione clandestina… tutto parte da qui? Uno schiaffo dentro la realtà di cui sopra?
Nettuno è il fulcro di quello che noi pensiamo, ossia da un punto di vista alternativo. In sunto si parla di migrazione e di altre situazioni legate ad essa con toni sempre molto più accesi e provocatori. Il canto delle sirene vi chiede “e se ci fossimo noi su quelle barche, tra le onde e tra il disprezzo della storia che considera la migrazione quasi più un delitto?” Ecco perché nel video abbiamo deciso di coinvolgere Maysoon Majidi e Mediterranea Saving humans.
Collettivo: che bella parola. Antica… per te cosa significa?
Collettivo per noi è contaminazione, influenze, correnti esterne che arrivano e lasciano qualcosa. È la massima espressione di libertà artistica, che ci libera dalle catene della monotonia musicale e artistica.
E ad una parola simile io sempre che ci unisco concetti di contaminazione: quanto hai lasciato che una tua idea venisse stravolta dal collettivo? È capitato?
Quando fai parte di un vero collettivo non esiste più la MIA o la TUA idea. Ho portato semplici idee e ne sono uscito con canzoni a volte musicalmente diverse da come le avevo pensate. È un bellissimo lavoro di confronto e crescita. Tutti portano qualcosa e tutti prendono qualcosa, è una sensazione molto gratificante. Non è tutto facile, ovviamente a volte ci si scontra sostenendo alcune idee, ma poi tutto prende la strada che deve.