È uscito lo scorso 25 maggio Il mio divano, il debut album del cantautore lombardo DiMeglio (all’anagrafe Duilio Di Meglio), originario di Desio. Il disco raccoglie i brani scritti tra il 2015 e il 2018 dall’artista lombardo, che definisce il suo stile “vintage pop”.
Ecco che cosa ci ha raccontato!
Perché hai deciso di dedicare il tuo disco d’esordio al tuo divano?
In realtà ho scelto di dedicare il disco al “mio divano metafisico”, il divano del mondo delle idee: è il divano dei pensieri, delle paure, delle ansie, dell’amore… Il mio divano è tutto quello che mi sta intorno ed è anche un po’ un grido di lotta e una ricerca di crescita.
Qual è la storia di questo disco? E perché esce proprio adesso?
La storia di questo disco inizia sei anni fa nel garage del mio batterista, dove di solito suonavamo. Per l’appunto il disco contiene brani che vanno dal 2015 al 2018, che hanno segnato il mio percorso di crescita personale, sia musicale che di vita. Segna anche un’amicizia tra musicisti che suonano da tanto tempo insieme e che l’hanno coronata raccogliendola in un disco. Ogni brano ci ha accompagnati fino a qui, ci ha fatto vivere emozioni diverse.
Il Covid ti ha rallentato?
Non si può dire che il Covid non ci abbia rallentati, perché abbiamo dovuto finire il disco in call. È stata un’esperienza diversa, sicuramente, che abbiamo superato; ma ovviamente nulla può sostituirsi al feeling dello studio e del suonare insieme. Sicuramente il Covid ci ha tolto la parte più importante della musica, che è suonare insieme e per gli altri: pian piano ce ne reimpossesseremo.
In che misura Il mio divano è un’autobiografia? Che cosa volevi raccontare?
Quest’album parla di me al 100%. È un’autobiografia perché parla di molte mie cose personali, idee, avventure, sentimenti, modi di fare. Quello che volevo raccontare è sicuramente la difficoltà di crescere, di abbandonare alcune cose e di accoglierne di nuove. C’è paura ma anche amore, voglia di rinascita, tristezza, ansia, verità. Sicuramente ho puntato alla sincerità più totale, sono sicuro che qualcuno l’apprezzerà, in un mondo pieno di bugie.
Qual è la definizione di “vitage pop”?
Per me è la stessa che viene applicata ai prodotti di consumo, “everything old is new again”. La musica “vecchia” per un musicista è il tesoro più prezioso, da cui prendere ispirazione per riuscire magari a innovare. Quindi è prendere qualcosa di vecchio, usato, e renderlo nuovo, utilizzandolo in un contesto sociale e culturale differente. Ecco, insomma, proprio come i vestiti. E poi, sinceramente, mi ero anche un po’ scocciato di essere inquadrato nell’indie.
E adesso?
Adesso vorrei tornare a suonare. Intanto vi invito ad ascoltare il mio disco, così poi potremo cantare insieme.