– di Giacomo Daneluzzo –
DiLeo – al secolo Carmine Di Leo – ha pubblicato con Dissonanze Records Circensi, secondo capitolo del suo percorso discografico dopo l’EP La nuova stagione (2017). L’album è prodotto dallo stesso DiLeo con Daniele Amoresano e Bruno Tommasello e si potrebbe definire, in modo un po’ approssimativo, un ottimo album folk. Forse a qualcuno potrebbe sembrare strano: “Un album folk nel 2020?” Ebbene sì: un album folk incredibilmente innovativo e contemporaneo, peraltro.
I testi di Circensi, brevi e incisivi, fotografano la realtà odierna, fatta di incertezze, di precarietà e di ricordi nostalgici, tema attorno a cui gravita il disco; testi eloquenti, ripetuti come un mantra da una voce calda, che si appoggia dolcemente alle parole allungandone le vocali e diventando quasi uno strumento a sé stante tra cori e vocalizzi à la Jacob Collier.
La penna di DiLeo è delicata, capace di immergerti nel suo immaginario con poche, pochissime frasi ma pregne di significato. Caratterizzata da un ermetismo degregoriano di fondo, la scrittura di Circensi fotografa la realtà soggettiva dell’autore, i suoi ricordi più significativi, le sue commozioni e i suoi turbamenti; capace di creare immagini poetiche, spesso nostalgiche, DiLeo passa dalla fascinazione per il mondo nomade del circo della title track all’amaro relativismo di Im.mò.bi.li, dalla caustica Pelle alla malinconica Sete, traccia conclusiva e quasi riepilogativa del cuore tematico dell’intero disco.
Un’elegante chitarra acustica (per lo più ritmica e a tratti ossessiva) fa da base d’appoggio a tutte le tracce, in cui è notevole e audace la massiccia presenza di fiati che rincorrono la voce, senza mai oscurarla. Un pianoforte morbido e minimale e una sezione ritmica estremamente ricercata completano il variegatissimo mondo sonoro di Circensi, riuscendo nell’ardua impresa di conferire una grande attualità alle sette tracce partendo da una struttura squisitamente folk.
Circensi è un disco compatto, coerente con se stesso dall’inizio alla fine. Non si tratta semplicemente una raccolta di immagini poetiche tra loro separate, ma quello proposto dal cantautore è un “modo”, quasi un approccio all’esistenza. In meno di mezz’ora DiLeo sembra guardare al mondo e alla sua storia personale, all’oggi e ai ricordi del passato, con uno sguardo commosso, pieno di poesia, cercando di portare questo sguardo, questo sentire profondo, anche a noialtri.
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