Sono 9 le tracce di questo disco che per certi versi potremmo citare come esordio per Roberta Arena che in arte conosciamo come DIANA. Si intitola “And you con’t build the night” ed è un bellissimo concentrato digitale di shoegaze industriale dove principe è quel certo modo di suonare e scrivere i suoni di chitarra. E dunque dalla splendida “He was angry” (di cui c’è anche il video ufficiale) che riporta molto ad una rivisitazione digitale del folk di annata della splendida Charlie Risso nel suo “Ruins of Memories”. Qui però la nostra spolvera anche l’introspezione femminile e la delicatezza in brani più “trasgressivi” come “Se l’amore è un’astronave” o nelle polveri sottili di qualcosa come il brano “Ottanta” che, se opportunamente rivestito di analogiche soluzioni, potrebbe ben presenziare ad un banchetto di grandi successi dell’America degli anni ’50. Tra inglese e italiano DIANA sforna un disco assai interessante che ovviamente suona e deve suonare di quel moderno che sa di futuro riuscendo però a non sminuire quel contributo di verità femminile che fa di queste canzoni elettroniche, canzoni di “anima e core”.
Esordio discografico che guarda al futuro o all’attualità? Cerchi la rivoluzione o lo standard?
Cerco di essere me stessa, senza seguire troppo quello che va musicalmente per ora. Lo faccio anche perché credo che nel mio caso se mi sforzassi di fare quello che non è nelle mie corde, si sentirebbe. Guardo sicuramente al futuro, cerco la rivoluzione e le strade più difficili da percorrere. Credo che la rivoluzione parta sempre inconsciamente da dentro di noi. Penso che ogni canzone sia anche un analisi interiore che faccio, che mi fa crescere e posare un tassellino in più nella mia vita.
Italiano ed inglese. Per la prima volta ascolto un disco in cui questa danza testuale non dà fastidio. Come mai questa scelta?
I brani sono usciti così e io da questo punto di vista mi sento una purista. La verità è che non mi andava di escludere i brani in italiano per inserirne altri in inglese o viceversa. Ci sono troppo affezionata, fanno parte di questo periodo della mia vita.
Credo che un album rispecchi il periodo di un artista e quindi sia giusto non inserire dei brani solo perché ci stanno o meno. Un album è come se fosse un libro, un racconto di qualche anno di vita e così deve rimanere.
Lunghi tratti strumentali nel disco. Ma come mai non un brano totalmente visionario e psichedelico di soli strumenti?
La musica è sempre stata la mia “preoccupazione” principale. Nasco come musicista, quindi curo molto questo aspetto e spesso riesco a parlare di più con la musica che con le parole. Effettivamente ci si aspetterebbe almeno un brano tutto strumentale, però anche in “Lost” ad esempio, che possiamo considerare il brano più visionario di tutti, è come se avessi voluto dire qualcosa, forse per dare un indizio su cosa penso mentre scrivo. Credo che mi piaccia guidare un minimo il viaggio che vorrei facesse l’ascoltatore quando sente i miei pezzi.
Ti lancio lo spunto, spero interessante, per un’analisi. Nel nuovo video “He was angry” c’è la simbologia di una fuga ma anche di una resa. L’uomo e la sua fame di vita…
Molte volte non riusciamo ad affrontare quello che abbiamo davanti e l’unica maniera che abbiamo di sopravvivere è scappare. A volte siamo stanchi di scappare e ci arrendiamo guardando in faccia le nostre paure, che una volta affrontate non sono poi così “brutte” come sembravano. Certe volte invece siamo addirittura attratti da ciò che ci fa stare male, perché fa parte di noi. La vita credo sia un po’ questa, cerchiamo di lottare sempre contro di noi, contro gli altri, cerchiamo sempre qualcosa e spesso non lo troviamo. La mia “fame” è sempre viva, sono sempre stata una persona “inquieta”, che cerca e non si sazia mai.
La Sicilia e la vita di tutti i giorni quanto hanno contribuito alla scrittura di questo disco?
Spesso penso al fatto di non avere abbastanza tempo da dedicare alla musica, compongo la sera, nei week end e cerco di ritagliarmi degli spazi durante il giorno.
D’altra parte se avessi avuto tanto tempo, magari non sarebbero uscite queste canzoni.
Chi lo sa, mi piace pensare questo! La Sicilia anche lei è una terra che ti dà tanto. Secondo me è luogo ideale per comporre, per vivere, per avere un contatto con la natura! D’altra parte è molto isolata e gli spostamenti risultano essere spesso complicati.