Parlarne con il padre per scavare dentro se stessi: il viaggio nell’EP di LUCA COI BAFFI.
– di Roberto Callipari –
Esistono momenti, dischi, artisti, che quando li vivi e li incontri capisci subito che hanno qualcosa, che hanno quella cosa, il quid, quella cosa di indefinito e indefinibile che immediatamente ti cattura e ti colpisce, anche se non sai bene perché. LUCA COI BAFFI lo seguiamo dal suo singolo d’esordio, e immediatamente ci aveva catturato per suono ed attitudine, così diverso dalla massa, così coerente e fedele a se stesso che non poteva passare inosservato. A distanza di qualche mese lo incontriamo, per capire e conoscere meglio l’anima di Devo parlarne con mio padre, per andare oltre il racconto musicale di un EP autenticamente rock e conoscere meglio l’anima dell’autore.
Partiamo dal titolo: Devo parlarne con mio padre. Quanto c’è di vero e quanto di provocatorio in questa scelta?
Un po’ provocatorio lo è. Ma chi è che a sedici anni va a parlare con i propri genitori?! Se lo fai è per mandarli a fare in culo.
Quando ti sei reso conto che volevi fare musica? Qual è stata la scintilla?
Ero piccolo, facevo le elementari quando, per la prima volta, ho strimpellato le corde della chitarra elettrica di mio padre nascosta nel suo armadio. Poco dopo ci siamo fidanzati e da quel giorno amore eterno, con alti e bassi come tutte le coppie del mondo.
È un EP molto intenso, molto carico, tanto nel suono quanto nel racconto: quanto c’è di tuo? Quanto parla della tua vita?
Parla della mia adolescenza, di storie che mi hanno viaggiato a fianco.
È abbastanza chiaro che non sia un EP dal suono patinato anzi, tutto il contrario. Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato di più e in che modo?
Ti ringrazio, lo prendo come un complimento! Se proprio devo dirti un gruppo che mi ha rovinato la vita [ride, nda] sono i Nirvana, la loro energia mi ha incantato. Poi con gli anni ho scoperto tantissima bella musica, ho ascoltato veramente di tutto.
Il suono mi sembra avere un’idea molto chiara alle spalle, ma si parte con quell’idea lì o ci si arriva?
In realtà avevo le idee abbastanza chiare quando le scrissi, ma non avendo né mezzi né una band con cui registrarle le ho lasciate fermentare per parecchi anni.
Suoni da sempre, praticamente, sin da molto giovane. Quanto conta una cosa del genere nell’economia di un disco, di una narrazione?
In realtà non saprei quanto possa aver influito questa cosa. Credo che se hai delle buone idee e qualcosa da dire, a prescindere da quanto tempo suoni e/o scrivi, qualcosa di interessante esce sempre.
Quanto è stata importante invece, se lo è stata, la produzione?
Erano tanti anni che le suonavamo e risuonavamo, suonavamo e risuonavamo, quindi, più o meno, sapevamo già dove andare a parare.
Sei a metà fra il punk e la canzone d’autore, ma ti definiresti un cantautore? Pensi che la “categoria” sia adatta?
Non sono né un punk cantautore, né un cantautore punk, sono semplicemente un ragazzo a cui piace fare musica.
Com’è stato suonare l’EP sul palco del Monk?
Ci siamo divertiti moltissimo. È stato uno dei concerti più belli ed emozionanti che abbiamo fatto fin ora. Ci tenevamo a ringraziare ancora una volta tutti gli amici che sono venuti ad urlare e a sudare con noi, vi vogliamo bene!
Cosa attende il futuro di Luca?
Bisogna farsi un mazzo tanto, c’è poco da fare [ride, nda]. Stiamo lavorando a nuovi brani, abbiamo tantissima voglia di suonare.
LUCA COI BAFFI è un progetto di Luca Casentini, classe ’97, cantautore della provincia romana con un piede nel punk e l’altro nella canzone d’autore. Oscilla tra i due con frenetica eleganza e sin da giovanissimo è abituato a suonare tra la gente. Il 24 aprile esce per MASSIMA CALMA il suo primo EP, Devo parlarne con mio padre.