– di Martina Rossato –
La fragilità è un tema piuttosto ricorrente, in arte. Non tutti sono però in grado di esprimersi con la grazia che contraddistingue Dente, cantautore di rara sensibilità. La sua città natale è Fidenza ma vive a Milano da ormai più di vent’anni. Il suo nuovo disco, Santa Tenerezza, che definisce «autobiografico al 102%», parla anche di questa città, tanto attraente quanto ostile.
È così che nasce Corso Buenos Aires, che racconta un brutto incontro avvenuto realmente. Anche La città ci manda a letto, frutto della collaborazione con Emma Nolde e che chiude il disco, parla di una Milano un po’ chiusa, che ci obbliga ad andare a letto troppo presto, quando ancora avremmo voglia di fare serata. La musica ha per Dente un valore terapeutico, lo assorbe totalmente e lo porta in un mondo tutto suo.
«Ho scritto il disco di getto, le canzoni sono fluite spontaneamente in una fiammata di ispirazione di un paio di settimane.
In quel periodo non ero felice e ho sentito un’urgenza espressiva che non provavo dai tempi de L’amore non è bello».
C’è spesso negli artisti uno strano contrasto, quasi psicopatico, che li porta a trasformare la malinconia da retromarcia a marcia in più. La sofferenza crea crepe commoventi e, nello star male, scrivere canzoni è una sana via di uscita.
All’inizio l’idea era di pubblicare Santa Tenerezza senza singoli prima, per paura della poca attenzione che gli ascoltatori prestano ai dischi (e qui sarebbe doveroso aprire una riflessione: chi ascolta ancora i dischi?). Poi confessa, scherzandoci su: «Anche io da ascoltatore faccio fatica a volte, come se avessi qualcosa di meglio da fare poi…».
Tutti i dischi di Dente seguono una scaletta logica (più o meno) precisa: la prima traccia è quella che funge da introduzione, l’ultima è tendenzialmente la meno centrata col disco, ma la più importante è la numero cinque. «La traccia numero cinque è sempre la più bella. Lo penso da sempre, da quando con la mia prima fidanzatina compravamo i dischi e li ascoltavamo insieme. Credo che la prima volta fosse riferito al primo disco di Edie Brickell prodotto da Paul Simon».
Ognuno ha i suoi luoghi per ascoltare i dischi e Dente confida: «Sono nato in una piccola cittadina circondata da colline. Andavo a scrivere le prime canzoni sotto un albero, da quel punto vedevo tutta la pianura sottostante. Per questo motivo mi sento ancora un ragazzo di campagna, e quello è sicuramente un luogo magico per me». A proposito di quegli anni racconta anche che prima di Anice in bocca ha registrato altri due dischi, stampati solo per gli amici. «Pochissime copie per pochissimi (ma ottimi) amici». Il primo disco è stato mixato da Amerigo Verardi, il primo a credere e dare forza al progetto artistico di Dente, diventato poi uno dei padri dell’indie.
«Mi sento vecchio quando mi danno del “padre”, ma sono onorato quando gli artisti mi raccontano di aver iniziato a fare musica ispirandosi ai miei dischi. In generale preferisco ritenermi un fragile senza vergogna, anche perché forse se non si è fragili non si inizia nemmeno a scrivere le canzoni e si preferisce fare altro nella vita.
La fragilità è insita nella missione di fare questo mestiere. Il fatto che non sempre emerga non vuol dire che gli artisti siano tutti forti, è solo che alcune personalità non sempre hanno occasione di farsi conoscere. Anche Lucio Corsi c’era già prima di Sanremo, eppure quando è salito sul palco era come un alieno per il grande pubblico. Propongo di fare un Sanremo a stagione per creare più occasioni di questo tipo!».
Tornando a Santa Tenerezza, Dente racconta che non è capace di dare titoli (questa volta gli è stato suggerito dal produttore, Federico Nardelli) e gli piace usare frasi delle canzoni. “Santa tenerezza” è un verso di Non ci pensiamo più, una canzone scritta tra 2017 e 2018, un modo per Dente per parlare della tenerezza che prova nei confronti della vita e delle persone, augurandosi che non non lo abbandoni mai.
«L’ispirazione per me viene solo dall’interno, non sono capace di lasciarmi influenzare da quello che c’è nel mondo là fuori. Una coincidenza carina, però, c’è stata con un libro». E siccome nemmeno io sono cintura nera nel dare i titoli, prenderò in prestito le parole di questo libro, Le voci del mondo. Dente racconta che gli è stato consigliato da una cara amica e al suo interno ha trovato una frase perfetta per riassumere il disco: «Chi ama non dorme».
LE DATE DEL TOUR:
VENERDÌ 4 APRILE – BRESCIA – Latteria Molloy
SABATO 5 APRILE – FIRENZE – Viper Theatre
DOMENICA 6 APRILE – ROMA – Monk Roma
MERCOLEDÌ 9 APRILE – MILANO – Santeria SOLD OUT
GIOVEDÌ 10 APRILE – TORINO – Hiroshima Mon Amour
VENERDÌ 11 APRILE – BOLOGNA – Locomotiv Club SOLD OUT
SABATO 12 APRILE – SENIGALLIA (AN) – Mamamia
VENERDÌ 18 APRILE – NAPOLI – Duel
SABATO 19 APRILE – CONVERSANO (BA) – Casa delle Arti
Info e biglietti su https://www.locusta.net/santatenerezzatour