“Sono io in maniera super, cioè super esposto.”
Da questo concetto posso immaginare che il disco di (Pietro) Paletti sia una di quelle creature che nascono dal profondo, dalla voglia sincera di esprimere concetti ed emozioni senza la pretesa ossessiva di piacere a tutti i costi.
L’ascolto di “Super” vi porterà in una dimensione alternativa: testi immediati, diretti, mai banali.
“A livello di scrittura, il significato dei testi, nasce da un’esigenza inconscia, per questo le parole sono uscite di getto, istintivamente. Poi ho elaborato e adattato le musiche in un secondo momento.”
11 tracce che mescolano le regole del cantautorato classico con l’innovazione. Il coraggio e la follia della spontaneità di Paletti, al suo terzo album, pago di un percorso durato due anni, sbocciato in un’opera che lo stesso musicista bresciano definisce “Un disco bello. Non so se farò un altro disco così.”
Un album principalmente ben mixato secondo me, ho percepito un equilibrio sonoro che non è semplice trovare in altri dischi, anche più blasonati.
Non sono un feticista del suono, state sereni.
(LOL)
Quante volte, ascoltando una canzone, avete detto: “Qua la batteria si sente troppo. La voce non è chiara. Ma ‘sta chitarra me pare bassa (…zona Roma).”?
In “Super” questi dubbi non si materializzano perché “Soprattutto a livello di suono” – mi confida Pietro – “ho impiegato più tempo, per arrivare al bilanciamento giusto. Ho provato a produrlo da solo, ma l’orecchio esterno è fondamentale. Sono arrivato in studio con i brani già fatti, ma avere Matteo Cantalupi ha regalato un equilibrio e una pulizia del suono maggiore.”
Paletti potrebbe appartenere a questo nuovo flusso cantautorale emergente “chettuttineparlano” (passatemi il neologismo), ma ha un approccio più sereno e meno ambizioso, possiede un distacco salutare nei confronti della ricerca di consensi a tutti i costi, un “fuck it” che regala maggiore equilibrio e serenità alla sua opera e ai suoi concerti.
Sulla base di questo concetto, parliamo di un artista sincero, che esprime perplessità quando ascolta o vede “Gente che ha più di 30 anni che scrive come se ne avesse 15. Forse è un modo un po’ furbo di esprimersi. Personalmente preferisco ammiccare con i suoni, rivolgermi al mercato con i suoni, ma rimanere me stesso nei testi.”
A breve suonerà a Roma e non vi nascondo che sono sinceramente curioso di ascoltare Paletti dal vivo. Di conoscerlo sul palco.
Per il momento vi invito ad ascoltare “Super”, un disco coraggioso, sincero, pazzamente vero.
Specchio dell’anima di un coraggioso, sincero, vero musicista.
Vincenzo Gentile