Decisamente un’intervista affascinante e interessante come d’altronde lo si intuisce subito da questo nuovo singolo che troviamo in rete arricchito da un bellissimo video animato. Parliamo di Daniele Faraotti, autore di “English Aphasia”, disco “afasico” e ricco di deviazioni di stile molto interessanti. La psichedelia regna sovrana e in questo nuovo brano dal titolo “RadioMagia” che anticipa un po’ tutto il lavoro in arrivo in pompa magna in autunno con un doppio vinile e un doppio CD, custodisce e coccola attese assai gustose. Usciamo dalle abitudini, stravolgiamo le forme e soprattutto rivoluzioniamo il concetto di “normale” o di “politicamente corretto”: con Daniele Faraotti sembra davvero si possa tornare alla libertà espressiva. E occhio: tantissime le citazioni culturali che ai più sfuggiranno, ne siamo certi. Spazio ora alle risposte ricche di critica sociale…
Un primo singolo. Un disco doppio in arrivo. Inevitabile non chiederti come e quanto la pandemia ha inciso sulla scrittura di tutto il materiale…
La pandemia mi ha “liberato” e mi ha “rapito” per mesi. Prigioniero tra le 4 mura di casa, per scrivere non c’è situazione migliore. Fuori impazzava una tragedia silenziosa. Ecco, il silenzio, ha favorito il lavoro sulle canzoni.
“RadioMagia” ci parla di uno dei tanti drammi che la storia ci ha restituito. La radioattività, la morte sul lavoro, una sorte di violenza sulle donne… come hai intercettato questa storia?
Per caso. Internet e in particolare modo You Tube mi prendono un po’ di tempo tutti i giorni. Ma qualcosa restituiscono. Molti i miei interessi, anche i più disparati. Vanilla Magazine, un canale YT, racconta di fatti e personaggi curiosi dimenticati. Questo delle ragazze del New Jersey rimaste vittime sul lavoro a causa della assunzione involontaria e inconsapevole del Radio, mi ha colpito. Il radio allora era considerato curativo, lo potevi trovare in farmacia. Ma il potere, sapeva benissimo quanto fosse letale.
Il video. Bellissimo. Come nasce? Perché poi la voglia di citare il cinema d’autore?
Volevo fare un video a cartone animato. Mi ero rivolto anche a professionisti per proporre una collaborazione. Quasi tutti super impegnati e con dei cachet per me proibitivi. Così, rimuginando senza consapevolezza…ualà! e mi sono messo al lavoro. Le citazioni sono arrivate per caso. Sono collegamenti tra gli elementi elaborati nel video.
Vabbè, fondamentale è aver visto molti film – le scene ti passano davanti agli occhi. Qui potrei far entrare la scena dell’ospedale, qui la caduta della prima vittima della “ sposa in nero “, qui la mamma di Antoine Doinel e così via.
Il disco che avrà una prima parte in pubblicazione digitale a marzo… “Phara Pop vol.1”. Cioè? Qualcosa che edulcora o che devia dal pop? Lo deforma? Lo codifica in altro modo?
Potrei risponderti con una contro domanda; di quale pop stiamo parlando? Pop music, quando ero ragazzo, erano i King Crimson, i Gentle Giant, la Pfm, tutto il resto era musica leggera.
Oggi la pop music è decisa da qualcuno che può permettersi di investire, avendo a disposizione tutta la visibilità possibile. Le proposte nella stragrande maggioranza dei casi valgono poco. Al fruitore fanno credere che sia lui a scegliere ma hanno deciso tutto loro. Così funziona anche la televisione. C’è un argine – le cose migliori non passano. Te le devi andare a cercare – forse, è meglio così. Credo che oggi la rovina della musica (e non solo) sia il professionismo. Se sei un professionista sottostai. C’è qualcuno che decide per te. No, questa canzone non è adatta – troppo dissonanti gli accordi. Chiamiamo Gino Pino, ha già arrangiato il disco di Tania Nania e giù sbrodolate di video piagnucolosi tra acuti di voci plughinate e casse in quattro.
Spersonalizzati al botulino oramai per sempre. Per me comunque l’importante e continuare a fare e a riferire col mio lavoro, la mia esperienza, fino alla fine.
Senza vittimismi – in fondo il mondo che c’è fuori per me non conta nulla. Sicuramente non conta nulla il mondo che ti prospettano discografici, manager, agenti e
figuranti di tal genere. Pop per me significa solo una maggior semplicità. Rispetto a cosa ? Boh…la semplicità non è certo un male. Purché non faccia rima con banale.
Più è semplice più è fruibile – è ancora così? Basta la semplicità o è in scena l’omologazione? Ho usato solo loops di batteria di logic 9 per costruire tutte le canzoni. A parte un theremin, un violino, una chitarra elettrica e la voce, ho usato solo suoni di logic 9.
Canzoni più dirette e più semplici da realizzare .Ecco la mia idea di pop. Tutto il resto non mi riguarda e non mi interessa.