– Di Giuseppe L’Erario –
In una visione intima e delicata del mondo che lo circonda, e lontano dalle ritmiche più rudi dei Marlene Kuntz, Cristiano Godano pubblica Mi ero perso il cuore, disco autoprodotto che sintetizza le nuove personali scelte compositive del leader del gruppo alternative rock piemontese. Nel disco si percepisce immediatamente tutta l’esperienza accumulata durante la sua carriera e, in maniera particolare, emerge una maturità compositiva che, a ventisei anni di distanza dall’esordio sui palcoscenici con Catartica, suscita curiosità per la scelta in “unplugged” del suo primo album da solista.
Per questa prestigiosa occasione Godano ha voluto a fianco a sé musicisti noti al mondo musicale italiano come Gianni Maroccolo, Luca Rossi, Simone Filippi, e Enrico Gabrielli, autore degli arrangiamenti orchestrali. Il disco è il risultato di più influenze stilistiche che determinano l’evoluzione artistica di Godano negli anni: se da un lato riprende il filo dei melodici e riflessivi Marlene degli anni Duemila, dall’altro punta a far risaltare elementi sonori inediti ai suoi fan.
Con Mi ero perso il cuore Godano descrive immagini e luoghi immateriali utilizzando melodie ricche di chitarre slide e di ritmiche “ovattate” d’oltre oceano, sonorità perlopiù presenti nei brani dei cantautori country/folk più celebri. Il disco fa immaginare un dolce viaggio romanzesco, con intervalli flebili di musica intimista che cattura lo status psicologico molto personale dell’artista, il quale si serve di questi raffinati espedienti per descrivere alcune delle prove a cui la vita lo ha sottoposto.
Alcuni brani come Ti voglio dire, che a primo impatto sembra qualcosa di “già ascoltato”, traccia il flusso continuo dei pensieri che “disturbano” l’autore. Questa canzone era stata già provata con il resto dei Marlene, ma poi è stata inserita da Godano in questo disco “in solitaria”. Ho bisogno di te era invece stata inizialmente pensata per un duetto, con il pianoforte di Vittorio Cosma e con i contributi vocali di Valentina Santini e Alice Frigerio, che intervengono anche in altri frangenti dell’album. Non mancano brani un po’ più aggressivi come Panico, in ricordo dei vecchi tempi, in cui c’è spazio anche per un assolo di sassofono “disturbato” in chiave jazzistica. Altri brani ricordano lo stile dei Marlene come Il lamento del depresso, con in chiusura urla frenetiche ad enfatizzare il tema sviluppato.
Mi ero perso il cuore sembra essere il risultato musicale dei vari incontri in tutta Italia a cui Godano ha partecipato come ospite, lettore e narratore di storie in questi anni. Con il suo primo album, conferma questa sua vena da “poeta maledetto”, e mette a nudo la realtà di scrittore e musicista, senza schemi precostruiti, lasciandosi andare ai suoi sentimenti e alla voce del suo animo. Egli rivela la sua vita, le sue debolezze e le sue forze, così da donarsi completamente ai suoi fan, che grazie a questo disco acquisiscono una chiave di lettura originale del leader dei Marlene Kuntz.