– di Michela Moramarco –
Cristallo è il nome d’arte di Francesca Pizzo. La sua carriera da solista l’ha condotta a pubblicare il suo primo EP in questo 2020 complicato e spigoloso.
L’EP si intitola Piano B, come a voler indicare tutte quelle cose che sorgono fuori programma, costringendo poi a pensare ad un’alternativa. Alternativa che spesso non è da cercare nel mondo esterno, bensì nel proprio mondo interiore. Ecco, i brani di questo EP raccontano come sia possibile prendersi il tempo giusto per domandarsi cosa si desidera riflettendo, come il vetro, su mille proiezioni di spettri interiori.
E se parliamo di sonorità, ascoltando Piano B ci ritroviamo in un mondo elettropop in cui non mancano bassi marcati, fiati e ovviamente, potenti sintetizzatori. Nel complesso, le sfumature anni ’80 vengono mescolate in modo molto personale a tratti cantautorali, che rendono il progetto decisamente sfaccettato e attuale.
Ne abbiamo parlato con Cristallo.
Ponendo che Piano B è la risposta al 2020, qual è la domanda?
La domanda è: “Ce la faremo?”. Perché per ovvi motivi non sono l’unica musicista che aveva in programma l’uscita di un disco e le date per un relativo tour. Tutto è stato sospeso. Quindi sono tante le domande poste da questo 2020. Io ho pensato comunque di non fermarmi, i brani erano pronti e così ho deciso di pubblicarli almeno in digitale.
Una cosa buona del tuo 2020, musicalmente parlando?
Da quando è uscito il brano Casa di vetro, quindi durante il primo lockdown, qualcosa è cambiato. C’è più attenzione verso il progetto Cristallo e la cosa e molto buona. Ho iniziato da poco col progetto solista e devo dire che quando arrivano dei messaggi in cui qualcuno dice che la mia musica ha colpito, è un bel segno.
Come ha preso forma la scelta di intraprendere un percorso da solista?
Dopo diversi anni in duo come Melampus, le necessità mie e del mio collega hanno iniziato a divergere. Io avevo l’esigenza di scrivere in italiano. Quindi la scelta è dovuta sostanzialmente alla necessità.
L’ EP ha sonorità elettropop e testi che rimandano a delle riflessioni. È stato difficile trovare il compromesso fra sonorità e messaggio che si vuole trasmettere?
Io parto spesso dalla scrittura in modalità voce e chitarra oppure in modalità altrettanto scarne: per questo progetto ho inviato le bozze ai miei produttori e insieme abbiamo scelto una direzione. È stato svolto un ottimo lavoro e sono contenta che si tratti di un progetto “a più mani”, specialmente per quanto riguarda le sonorità.
Mi parli del brano Casa di vetro? Il titolo si sposa bene anche con il tuo nome d’arte.
È forse uno dei brani che rappresenta meglio la mia personale dimensione della composizione e il fatto che a volte è necessario un distacco dalle cose, per poi poterne scrivere. Il brano ha a che fare con l’atto creativo. Come accennavo, è uscito durante il primo lockdown e mi è stato anche chiesto se parlasse di quella circostanza di isolamento. In realtà no, ma mi rendo conto che potrebbe sembrare così.
Cosa vedi nel tuo futuro discografico?
Sicuramente in primavera ci sarà un nuovo EP digitale e poi ci si augura di suonare dall’estate. In autunno uscirà l’album fisico con tutte le tracce dei due EP con in più probabilmente due inediti.