– di Naomi Roccamo –
Vorrei dire che “SBADIGLI” di Tanca con maggio e GIUMO è un grido disperato verso il passato, ma è più sottile di così. L’insofferenza può esplodere sonoramente, oppure può nascondersi velatamente e fare comunque male. Passano pochi giorni dall’uscita di “BRBCUE”, il primo singolo estratto dall’album di Tanca che uscirà a settembre per Peermusic, Words of Dogtown e questo nuovo singolo, entrambi prodotti da GIUMO, entrambi ennesimi prodotti finali firmati Klen Sheet.
Tanca passa dal punk prima di approdare nella Klen Sheet, suonando nella band punk Backside; è qui che incontra GIUMO ed è da qui che arriveranno a maggio e alla loro inseparabile crew. Ci ho parlato e mi ha svelato qualcuno dei loro segreti.
Faccio la stessa domanda che ho fatto a maggio perché potrebbe essere simile ma magari la risposta non è proprio uguale: cosa è per te Klen Sheet?
Quando sono andato via da Altamura ho iniziato a sentire dei vuoti dovuti all’ansia di cambiare città, trovare un lavoro, cercare una stabilità, conoscere persone nuove, posti e suoni diversi da quelli a cui ero abituato. Insieme a me c’erano GIUMO e Goldreick che in maniera diversa condividevano più o meno le stesse cose. A Milano ho conosciuto maggio, abbiamo iniziato a suonare, produrre e progettare cose insieme, subito dopo Ratematica, Ngawa, poi Monoryth e Pangia, poco dopo mi son reso conto che ciò che mi spaventava non era svanito ma si era trasformato nella forza che mi porta a fare quello che faccio e che facciamo. Mi sono sentito parte di una famiglia, mi sento ogni giorno parte di una famiglia e
niente fa più paura quando hai qualcuno con te che ti supporta e ti segue, spesso anche negli sbagli.
Com’è una giornata tipo, quando iniziate a creare cose insieme?
Spesso creiamo cose nuove senza organizzarci, altre volte lo facciamo con un obiettivo ben preciso. Ad esempio, ogni tanto ci capita di ritrovarci da GIUMO anche solo per berci una birra, poi esce la frase: «Ooooh, ho fatto sta roba!» o da parte di GIUMO o mia, si ascolta il beat e di solito già al primo ascolto c’è chi inizia a scriverci su. Finito il primo ascolto più o meno tutti sappiamo già cosa fare e come stare sul pezzo, venti minuti dopo circa si attacca il microfono e si registra.
Qual è il tuo rapporto con il punk?
Ho suonato e cantato in una band post hardcore per cinque anni, ho sempre ascoltato metal, punk, post rock, e tanta roba anche più pesante. Per me è sempre stata una questione di attitudine, il punk mi ha insegnato a prendere le cose di pancia: pensare una cosa e farla neanche dopo mezzo secondo mi ha insegnato a non avere peli sulla lingua o la puzza sotto il naso, e anche nelle relazioni più in generale ho imparato a essere schietto, rispettoso e diretto a prescindere dal contesto. Il punk mi ha insegnato a essere forte e anche se spesso non riconosco questa forza, soprattutto quando sono in situazioni difficili, mi son tatuato sulla gamba la parola “ricordati” per farmi da promemoria ogni volta che penso di star perdendo me stesso, come per dirmi: «Sai da dove vieni, sai chi sei, non preoccuparti basta che lo ricordi».
Anche io sono una fuorisede e impiego molta energia ogni volta che si tratta di tornare a casa e al mondo “vecchio”. Tu, da pugliese trapiantato a Milano, ne metti altrettanta?
Credo che sia la cosa che mi sfianca di più soprattutto quando penso di dover tornare per periodi più o meno lunghi tipo un mese o più, mi ammazza questa cosa e il solo pensarci prima di partire o mentre sto viaggiando mi occupa tutto lo spazio che ho nel cervello. Ovviamente è stancante ma va fatto, per quanto possa essere complesso penso sia giusto ritornare ogni tanto e guardare come le cose cambiano, ovunque.
C’è qualcosa che t’ispira in particolare nella creazione della tua musica?
Ogni cosa, sembra scontato ma è assolutamente così. Parto dai suoni, penso alle ritmiche, i flow, le linee melodiche e tutto il contorno quando neanche ho messo su una traccia. Spesso quando vado in un supermercato inizio a canticchiare sotto i pezzi che sono in radio, o mentre aspetto il tram, ogni cosa o suono anche disturbante che viene riprodotto da tutto ciò che mi circonda è fonte di ispirazione per quello che faccio.
Ti ricordi un particolare di quando stavi lavorando a “BRBCUE” e “SBADIGLI”?
“SBADIGLI” non riuscivo a scriverla né a capire come cantarla, avevo troppe idee, ne ho scartate centinaia. Sento maggio e gli propongo di fare una strofa alternata, botta e risposta, ci vediamo scrivo la prima frase e 15 minuti dopo avevamo chiuso la traccia, tutta la traccia. Li ho capito che un’altra delle cose che m’ispirano e mi influenzano è la collaborazione, magari perché suonando con le band è sempre stato così.
Cosa dobbiamo aspettarci e cosa vuoi che ci lasci Words of Dogtown?
Words of Dogtown è la mia vita e probabilmente quella di tante altre persone che come me si portano dietro un baglio di emozioni dure, sporche e viscerali. Voglio che le persone che lo ascolteranno si sentano più forti nell’affrontare determinate situazioni, l’ho fatto pensando che anche io sono la prima persona ad avere bisogno di qualcuno che ti spinge a prendere decisioni e proseguire a testa alta sempre. Quello che posso dire di aspettarvi è tanta musica suonata for real e un tot di urla che spesso ci vogliono per sfogare quello che abbiamo dentro.